Posta a giorni alterni, Konsumer: “Attentato al servizio universale e allo stato sociale”
- di RED COM
- in Consumatori
(PRIMAPRESS) - ROMA - Prima il Piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di 455 uffici postali, ora la proposta di recapitare la corrispondenza (compresi i quotidiani) a giorni alterni in 5.296 comuni. Poste Italiane non sa più dove tagliare il servizio di corrispondenza per aumentare i propri utili, e così riduce i servizi essenziali per i cittadini. «È il Piano che l’ad Caio ha presentato – critica il Presidente di Konsumer Italia Fabrizio Premuti − figuriamoci se le notizie si possano leggere a distanza di 48 ore nell’era digitale, dove già dopo pochi minuti dall’avvenimento il fatto è disponibile online e non è più attuale». A subire le conseguenze negative di tale intervento, oltre alla popolazione, sarebbero poi tutti i quotidiani e i periodici che, non avendo grossi editori alle spalle, vivono prevalentemente grazie agli abbonamenti dei propri lettori: «Siamo d’accordo con gli editori della Fieg che tale scelta rappresenterebbe “una palese violazione dei diritti di cittadinanza e del diritto all'informazione, negando l'accesso all'informazione quotidiana e penalizzando l'accesso all'informazione periodica ai cittadini di 5.296 (su 8.046) Comuni italiani"».
Ma, oltre a questo, bisogna dire che il piano prevede anche la chiusura di quasi 500 uffici postali nei comuni italiani più piccoli: «Un ulteriore attentato a quello che era un servizio universale – prosegue Premuti − che, voglio ricordare, è pagato dalla collettività visto che ogni anno lo Stato riconosce a Poste Italiane centinaia di milioni di euro (nel solo 2015 è prevista una corresponsione di 260 milioni). Il servizio universale della consegna della corrispondenza deve essere garantito, invece ci sono ampie aree del Paese (non solo nei territori disagiati ma persino in alcune zone della Capitale), dove la posta non arriva mai. Ciò provoca una serie di ricadute negative sui cittadini/consumatori; si pensi ad esempio alla mancata ricezione di una bolletta che costringe l’utente ad entrare suo malgrado nell’odioso circolo del recupero crediti, e poi delle ingiunzioni di pagamento, per arrivare perfino al distacco dell’utenza. C’è un chiaro segnale dello smontamento dello stato sociale: per Poste, la consegna della corrispondenza rappresenta ormai solo un servizio in perdita che toglie denari alle proprie casse». E se è vero che dal primo semestre 2012 allo stesso periodo del 2014 i ricavi semestrali dei servizi postali sono diminuiti di oltre 300 milioni, Poste Italiane mantiene comunque un fatturato in attivo di ben 1,7 miliardi (Relazione finanziaria semestrale di Poste Italiane al 30 giugno 2014). Eppure il piano prevede l’aumento a 1 euro per la posta ordinaria (reintrodotta per legge) e un costo di 3 euro per quella prioritaria. «Caio pensi a reinvestire gli utili dei prodotti assicurativi nei servizi postali, dove già oggi la corrispondenza arriva a singhiozzo, come dimostrano le recenti proteste di Konsumer Italia con i sindaci dei Castelli Romani. Poste non è un supermercato: se vuole rinunciare al recapito della corrispondenza in favore dei prodotti finanziari, allora rinunci anche al nome “Poste Italiane”. Si privatizzi Banco Poste, o Poste Vita, ma attenti a continuare a smantellare pezzi dello stato sociale; ogni privatizzazione, anche parziale, deve garantire a prescindere l’erogazione di questo servizio che è e deve restare un asset sociale. Inoltre, l’UE ha dichiarato che la ricezione della corrispondenza debba essere garantita almeno 5 volte alla settimana, quindi Poste sta contravvenendo alle direttive europee: il piano di ristrutturazione di Caio non sta né in cielo né in terra».
Intanto le segnalazioni dei cittadini aumentano: c’è il caso di Itri, in cui la chiusura dei servizi postali nell’ufficio del paesino laziale, con il mantenimento dei soli servizi assicurativi e finanziari, costringe la popolazione a percorrere 20 chilometri per raggiungere l’ufficio postale più vicino. E c’è il rischio che moltissimi uffici dei comuni più piccoli (attorno ai 2.500 abitanti) verranno chiusi a breve.
Auspichiamo che l’Agcom non autorizzi l'attuazione del modello proposto da Poste e invitiamo tutti gli Italiani che riscontrino problemi nella ricezione della posta a contattarci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) perché Konsumer Italia continua a combattere questa battaglia di democrazia e giustizia sociale, in attesa che qualcuno di Poste Italiane accetti le nostre proposte di confronto per risolvere insieme la questione.
Andrea Scandura
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