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Sferrazza racconta il "Santo senza parole"

(PRIMAPRESS) - NAPOLI - "Un Santo senza parole" , un film che lascerà il segno e farà riflettere. A pochi giorni dall’uscita del film "Un Santo senza parole", incontriamo l'attore Angelo Maria Sferrazza. Passato attraverso difficoltà particolari, momenti di dolore che avrebbero potuto deviarne percorso e vita per sempre, Angelo è un ragazzo che incanta per come parla e non solo per come recita, per quella sua pacatezza che lo rende molto più maturo della sua età, per il suo talento di cui lui parla come qualcosa di migliorabile e di bisogno costante di labor limae. È pervaso da una luce speciale che mi investe, seppure a distanza e che non smette di irradiarsi.
Angelo, le riprese del film di cui sei protagonista, Un Santo senza parole di Tony Gangitano e dedicato alla vita di San Felice da Nicosia, sono terminate: cosa ti resta di questa esperienza e come è cambiata la tua vita da allora?
"Da quando sono rientrato dalle riprese, durante le prime uscite con gli amici, devo dirti che mi dava fastidio la confusione, mi dava fastidio la musica a tutto volume, il vociare, poi, poco alla volta, ho superato tutto. È sicuramente un personaggio che ti cambia, straordinario, e che possiede tutte le caratteristiche per lasciarti dentro dei segni. La preparazione è stata molto lunga, circa 6 mesi, per 7 ho dovuto lasciarmi crescere la barba ed è stato molto strano entrare nel personaggio e vedermi diverso, andare in giro con la barba, uscire con gli amici con un volto diverso. Poi c’è stata l’esperienza all’interno del convento di Nicosia, sulle Madonie, quindi in un posto piuttosto isolato, ascetico, fra le montagne; dopo aver letto il libro sulla vita di San Felice da Nicosia e la sceneggiatura, ho capito che era necessario fare un lavoro diverso dall’interpretazione, che bisognava entrare totalmente nel personaggio, diventare insomma San Felice da Nicosia, essere come lui. Mi sono avvicinato con spiritualità a questo ruolo, ed è una cosa che non puoi fare da solo o solo con l’ausilio della tecnica, c’è bisogno dello Spirito Santo".
Trattandosi di un film particolare, quale speri sia il riscontro del pubblico che andrà a vederlo?
"Credo che attirerà un pubblico che magari ha vissuto esperienze difficile, anche molti scettici, in fondo questo film potrà dare messaggi su umiltà, fratellanza, emozioni, specie in un periodo così complicato come questo.e un film non solo per le persone che vivono la fede ma anche per quelle persone che non credono o sono agnostici".
Il cast di "Un Santo senza parole" è di tutto rispetto: si va da Luigi Maria Burruano a Fabrizio Bracconeri, ma con chi hai legato di più?
"Mi sono trovato benissimo con Guia Jelo, una delle più grandi attrici che abbiamo in Sicilia: lei hai interpretato mia madre ed una delle scene più difficili ed emozionanti del film, è stato proprio quando ero al suo capezzale".
Come aspetterai la prima del film? Ansie, dubbi?
"Il giorno precedente all’uscita del film sarà soprattutto un giorno di preparazione, oltre che di attesa. Sai, sono molto sincero, io non mi aspetto né un successo né una sconfitta, un successo intendo a livello di botteghino, come ressa, mi aspetto invece il successo direttamente proporzionale all’impegno profuso, perché il successo è la conseguenza del lavoro fatto bene. Mi aspetto che i primi che lo vedranno faranno molto con il passaparola: non è una commedia, è un film che fermenta dentro, che lascia qualcosa".
Cosa ti aspetta dopo questo film, altri progetti?
"Per ora mi sono concentrato sullo studio, sto facendo corsi di dizione con la coach Salvina Fama e molta palestra. Voglio essere preparato, propormi anche per lavori in ambito internazionale, non voglio essere un caratterista, ma un attore poliedrico, capace di misurarsi anche con ruoli complicati, impegnativi". - (PRIMAPRESS)