Napoli, riconosciuto certificato di nascita ad un bambino con due mamme
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(PRIMAPRESS) - Il Tribunale di Napoli, cancellando la decisione di annullamento del prefetto, ha riconosciuto la piena trascrizione di un certificato di nascita spagnolo di un bambino con due mamme italiane, Daniela Conte e Marta Loi, una delle quali non ha con il piccolo nessun legame biologico e genetico (il bimbo era nato grazie all’inseminazione artificiale: la madre biologica del bambino è Daniela, originaria di Napoli).
Il caso è stato patrocinato dai legali di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Vincenzo Miri e Antonio Rotelli.
«L'affermazione del Tribunale di Napoli più importante per le coppie dello stesso sesso italiane - dichiara Maria Grazia Sangalli, presidente di Avvocatura per i diritti Lgbti - è il riconoscimento del valore che ha il legame coniugale delle due donne, capace di consentire nell'interesse del minore di dare rilevanza giuridica al ruolo di madre che entrambe concretamente svolgono fin dalla sua nascita».
Il Prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone, aveva deciso di annullare quell’atto di nascita, sostenendo come in Italia fossero validi “solo i matrimoni tra persone di sesso differente”.
Il caso aveva interessato l’opinione pubblica, quando il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, aveva riconosciuto nel registro dell’anagrafe il piccolo Ruben, nato il 3 agosto 2015 a Barcellona.
“Questa sentenza – afferma il presidente nazionale Mario Marco Canale dell’Associazione ANDDOS www.anddos.org - costituisce un passo in avanti sul piano culturale che non riguarda solo le persone e le coppie con figli, ma anche tutta la popolazione Lgbti. Dopo il recente parere del Consiglio di Stato sulle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero, questo pronunciamento costituisce un’altra sonora sconfitta per il ministro Alfano e per tutta quella fetta del Parlamento arroccata su posizioni medievali e ideologiche. Si tratta di un’ampia frangia trasversale che non solo si ostina a non riconoscere i diritti delle famiglie e dei bambini, ma alimenta anche la peggiore intolleranza su tutta la realtà LGBTI. La battaglia sulle unioni civili, infatti, ha portato a galla i peggiori pregiudizi sul rapporto tra omosessualità e minori, facendo emergere la necessità di un lavoro culturale che investe tutte le figure legate al mondo educativo, genitori, docenti, formatori, figure familiari. Per queste ragioni, Anddos è da sempre vicina da sempre alle Famiglie Arcobaleno: sentenze come questa sono un contributo essenziale alla sfida che ci attende nel prossimo futuro, che dovrà vederci insieme impegnati per un profondo mutamento dell’opinione pubblica in termini di informazione sulla sessualità, inclusione e accoglienza delle differenze”.
“Il tribunale di Napoli ha deciso che l’atto della prefettura è stato sproporzionato – sottolinea l’avvocato Antonio Bubici, presidente Collegio dei Garanti e dello studio Legal Solution insieme all’avvocata Francesca Di Muzio www.legalsolution.eu - la sentenza non ha soltanto stabilito che sia trascrivibile integralmente quel certificato, ma ha anche sentenziato che l’indicazione di entrambe le donne, in qualità di genitori, insieme all’attribuzione al nascituro del loro cognome non contrasta in alcun modo con l’ordine pubblico: i giudici riconoscono, pertanto, rilevanza al rapporto di coniugio tra le due donne, legalmente costituito in Spagna». - (PRIMAPRESS)
Il caso è stato patrocinato dai legali di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Vincenzo Miri e Antonio Rotelli.
«L'affermazione del Tribunale di Napoli più importante per le coppie dello stesso sesso italiane - dichiara Maria Grazia Sangalli, presidente di Avvocatura per i diritti Lgbti - è il riconoscimento del valore che ha il legame coniugale delle due donne, capace di consentire nell'interesse del minore di dare rilevanza giuridica al ruolo di madre che entrambe concretamente svolgono fin dalla sua nascita».
Il Prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone, aveva deciso di annullare quell’atto di nascita, sostenendo come in Italia fossero validi “solo i matrimoni tra persone di sesso differente”.
Il caso aveva interessato l’opinione pubblica, quando il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, aveva riconosciuto nel registro dell’anagrafe il piccolo Ruben, nato il 3 agosto 2015 a Barcellona.
“Questa sentenza – afferma il presidente nazionale Mario Marco Canale dell’Associazione ANDDOS www.anddos.org - costituisce un passo in avanti sul piano culturale che non riguarda solo le persone e le coppie con figli, ma anche tutta la popolazione Lgbti. Dopo il recente parere del Consiglio di Stato sulle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero, questo pronunciamento costituisce un’altra sonora sconfitta per il ministro Alfano e per tutta quella fetta del Parlamento arroccata su posizioni medievali e ideologiche. Si tratta di un’ampia frangia trasversale che non solo si ostina a non riconoscere i diritti delle famiglie e dei bambini, ma alimenta anche la peggiore intolleranza su tutta la realtà LGBTI. La battaglia sulle unioni civili, infatti, ha portato a galla i peggiori pregiudizi sul rapporto tra omosessualità e minori, facendo emergere la necessità di un lavoro culturale che investe tutte le figure legate al mondo educativo, genitori, docenti, formatori, figure familiari. Per queste ragioni, Anddos è da sempre vicina da sempre alle Famiglie Arcobaleno: sentenze come questa sono un contributo essenziale alla sfida che ci attende nel prossimo futuro, che dovrà vederci insieme impegnati per un profondo mutamento dell’opinione pubblica in termini di informazione sulla sessualità, inclusione e accoglienza delle differenze”.
“Il tribunale di Napoli ha deciso che l’atto della prefettura è stato sproporzionato – sottolinea l’avvocato Antonio Bubici, presidente Collegio dei Garanti e dello studio Legal Solution insieme all’avvocata Francesca Di Muzio www.legalsolution.eu - la sentenza non ha soltanto stabilito che sia trascrivibile integralmente quel certificato, ma ha anche sentenziato che l’indicazione di entrambe le donne, in qualità di genitori, insieme all’attribuzione al nascituro del loro cognome non contrasta in alcun modo con l’ordine pubblico: i giudici riconoscono, pertanto, rilevanza al rapporto di coniugio tra le due donne, legalmente costituito in Spagna». - (PRIMAPRESS)