Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin” e di Google Analytics. Clicca sul bottone "Accetto" o continua la navigazione per accettare. Maggiori informazioni
Skin ADV

Whirlpool Napoli: il Tribunale dà ragione all'azienda, al via i licenziamenti

Una manifestazione in strada dei lavoratori della Whirlpool di Napoli
foto Primapress Una manifestazione in strada dei lavoratori della Whirlpool di Napoli
(PRIMAPRESS) - NAPOLI - Peggio non poteva finire la vertenza Whirlpool e cala il sipario definitivamente dopo 29 mesi nel silenzio assordante del Governo. Il Tribunale di Napoli ha infatti respinto il ricorso presentato dai sindacati di categoria dei metalmeccanici sul procedimento di licenziamento collettivo avviato lo scorso luglio dalla Whirlpool per i lavoratori dello stabilimento di Napoli. La sentenza arriva a nove giorni dalla prima udienza, a poche ore dall’inizio dell’assemblea convocata dai sindacati al sito di Napoli, ma soprattutto il giorno successivo all’invio delle prime lettere di licenziamento agli operai del sito di via Argine, consegnate ieri attraverso gli ufficiali giudiziari. Nella lettera di licenziamento Whirlpool comunica il licenziamento immediato ma dà anche ai lavoratori la possibilità di poter accedere fino a fine novembre all’incentivo di 85mila euro per l’esodo volontario o quella di mantenere il posto con l trasferimento a Varese presso il sito di Cassinetta. Le motivazioni della sentenza

Nel testo della sentenza il giudice Maria Rosaria Lombardi spiega che «non sussistono i presupposti per ritenere fondata la domanda di responsabilità aggravata per abuso dello strumento processuale. La complessità della fattispecie esaminata con particolare riferimento alla natura degli Accordi Quadro non consente infatti di qualificare temeraria l’azione intrapresa». E sempre nelle motivazioni addotte il magistrato spiega che «risulta che la società, al fine di mantenere i livelli occupazionali si sia attivata nell’agosto del 2019 nel ricercare soluzioni, coinvolgendo le organizzazioni sindacali, mediante la cessione del ramo di azienda anche con la riconversione aziendale. L’essersi adeguata poi, al diniego manifestato dai lavoratori e dai sindacati, di certo evidenzia la correttezza delle relazioni sindacali ed il peso che le Sigle ricorrenti hanno avuto nelle trattative». «Deve pertanto ritenersi - aggiunge il giudice - che non sia espressione di antisindacalità il comportamento avuto dalla resistente, che non ha proseguito sin dal maggio del 2019 negli investimenti, così come previsto dal piano, e che ha cessato l’attività produttiva nel sito dal primo novembre 2020. Trattasi di scelte costituenti estrinsecazione del diritto di libertà di iniziativa economica previsto in Costituzione che, sebbene possa subire limiti per esigenze di carattere sociale, non può essere vincolato se non per volontà dell’avente diritto». - (PRIMAPRESS)