Uranio Impoverito, Scanu (PD): "Controllato e controllore nella vigilanza militare vestono gli stessi panni. Occorre Approvare una legge di equità"
- di RED-ROM
- in Politica
(PRIMAPRESS) - ROMA - Ruvida come poche ma leale al principio di salvaguardare la salute di chi difende la patria. Si potrebbe riassumere così l’operato della Commissione Uranio Impoverito della Camera che oggi ha presentato, per bocca del suo presidente Giampiero Scanu (PD), la relazione che mette insieme i risultati di oltre 13 mesi di sopralluoghi e 197 tra audizioni e prove testimoniali con gli stessi poteri della magistratura, per tentare di definire se vi siano legami tra malattie insorte e l’utilizzo di armi con munizioni all’uranio impoverito in operazioni di guerra da parte dei militari in missione.
Prima ancora di accertare le relazioni, tuttavia la Commissione ha rilevato l’incombente rischio che controllore e controllato nella vigilanza, vestono gli stessi panni.
Nei luoghi di lavoro delle Forze Armate la vigilanza è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni. Dunque, a differenza delle imprese private e delle altre imprese pubbliche, le Forze Armate vantano una “giurisdizione domestica” destinata a ridurre il decreto legge n. 81/2008 al rango di una legge largamente di facciata. “Non basta, infatti, contemplare un apparato di organi preposti alla vigilanza sul rispetto delle disposizioni antinfortunistiche - scrive la Commissione nella sua relazione - se poi fa difetto un contesto organizzativo che di fatto valga a renderne incisiva l’azione”. Emblematico il caso del Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa che nomina gli ispettori, controlla il loro lavoro e contemporaneamente è uno dei datori di lavoro sottoposti alla vigilanza condotta da questi ispettori. “La Commissione - spiega Scanu - ha finito per svolgere un ruolo suppletivo nei confronti degli organi di vigilanza, inducendo i soggetti obbligati a elaborare per la prima volta o a rivedere, in più casi in modo integrale, i propri Documenti di Valutazione dei Rischi”.
Tra le più allarmanti carenze del sistema organizzativo nelle Forze Armate fa spicco quella che attiene al catalogo normativo dei debitori di sicurezza. “Nelle strutture militari - si legge ancora nella relazione - il datore di lavoro viene individuato al livello del comandante locale, non compatibile con l’effettivo possesso di autonomi poteri decisionali e di spesa. Agevole è desumerne che le richieste di monitoraggio avanzate dai datori di lavoro non vengono soddisfatte con la necessaria immediatezza o addirittura non vengono soddisfatte. “Qual è l’autonomia dei singoli datori di lavoro - si chiede il presidente Scanu - se un’autorità gerarchicamente sovraordinata possiede il potere di bloccare l’effettuazione di monitoraggi ritenuti necessari per valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei militari?”. - (PRIMAPRESS)
Prima ancora di accertare le relazioni, tuttavia la Commissione ha rilevato l’incombente rischio che controllore e controllato nella vigilanza, vestono gli stessi panni.
Nei luoghi di lavoro delle Forze Armate la vigilanza è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni. Dunque, a differenza delle imprese private e delle altre imprese pubbliche, le Forze Armate vantano una “giurisdizione domestica” destinata a ridurre il decreto legge n. 81/2008 al rango di una legge largamente di facciata. “Non basta, infatti, contemplare un apparato di organi preposti alla vigilanza sul rispetto delle disposizioni antinfortunistiche - scrive la Commissione nella sua relazione - se poi fa difetto un contesto organizzativo che di fatto valga a renderne incisiva l’azione”. Emblematico il caso del Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa che nomina gli ispettori, controlla il loro lavoro e contemporaneamente è uno dei datori di lavoro sottoposti alla vigilanza condotta da questi ispettori. “La Commissione - spiega Scanu - ha finito per svolgere un ruolo suppletivo nei confronti degli organi di vigilanza, inducendo i soggetti obbligati a elaborare per la prima volta o a rivedere, in più casi in modo integrale, i propri Documenti di Valutazione dei Rischi”.
Tra le più allarmanti carenze del sistema organizzativo nelle Forze Armate fa spicco quella che attiene al catalogo normativo dei debitori di sicurezza. “Nelle strutture militari - si legge ancora nella relazione - il datore di lavoro viene individuato al livello del comandante locale, non compatibile con l’effettivo possesso di autonomi poteri decisionali e di spesa. Agevole è desumerne che le richieste di monitoraggio avanzate dai datori di lavoro non vengono soddisfatte con la necessaria immediatezza o addirittura non vengono soddisfatte. “Qual è l’autonomia dei singoli datori di lavoro - si chiede il presidente Scanu - se un’autorità gerarchicamente sovraordinata possiede il potere di bloccare l’effettuazione di monitoraggi ritenuti necessari per valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei militari?”. - (PRIMAPRESS)