Giornata di lutto nazionale per l'estremo saluto a Valéry Giscard d'Estaing: il modernizzatore della Francia europeista
- di RED-ROM
- in Qui Parigi
(PRIMAPRESS) - PARIGI - In Francia, mercoledì 9 dicembre è una giornata di lutto nazionale nel ricordo di Valéry Giscard d’Estaing, scomparso il 2 dicembre scorso all’età di 94 anni, anche lui colpito dal Covid. Giscard diventò presidente della Repubblica nel 1974, sconfiggendo quello stesso François Mitterrand da cui sarebbe stato a sua volta battuto sette anni dopo, nel 1981.
Qui di seguito riportiamo alcune considerazioni di Alberto Toscano su Affari Internazionali che traccia un profilo del politico nella sua lunga attività di modernizzazione della Francia.
Un tentativo in parte riuscito, che prende avvio “dall’abbassamento a 18 anni della maggiore età e quindi del diritto di voto con la legge Veil sulla legalizzazione dell’aborto, snellimento delle norme relative al divorzio, grandi lavori nelle infrastrutture. Tra questi ultimi, l’alta velocità ferroviaria e l’enorme – a detta di molti, discutibile o perlomeno esagerato – impegno nelle centrali nucleari.
Proprio questa scommessa sull’atomo – che la Francia aveva fatto già prima di Giscard, ma che lui rilanciò in grande stile – pone seri problema alle autorità attuali, visto che per quelle centrali si avvicina la data del pensionamento. Che fare? Si pensa di prorogarne l’attività, riducendo al tempo stesso da dipendenza, che resterà comunque elevata, dal nucleare.
Insieme alla modernizzazione nazionale, Giscard cercava un consenso che superasse i vecchi steccati politici. Questo secondo obiettivo non è stato raggiunto. Voleva riunire “due francesi su tre”, secondo il suo slogan, attorno a un programma di cambiamento. Ironia della sorte, Mitterrand lo ha sconfitto nel 1981 sulla base della parola d’ordine del cambiamento.
Le polemiche con gli avversari politici, con tanto di scandali e rivelazioni talvolta piccanti, lo indebolirono nella seconda parte del suo mandato. Ma ad impallinarlo furono soprattutto le divisioni nella sua maggioranza di centrodestra, rinfocolate dalla nascita di due nuovi partiti: quello liberale-giscardiano Udf (Union pour la démocratie française) e quello neo-gollista di Jacques Chirac, l’Rpr (Rassemblement pour la République).
Attuali eredi di questi due partiti sono rispettivamente il MoDem di François Bayrou, parte integrante della maggioranza macronista, e i Républicains, che sono all’opposizione ma che hanno visto alcuni loro esponenti di primo piano convertirsi al macronismo (da sempre, “Parigi val bene una messa”).
La presenza del MoDem al governo e l’idea stessa di un presidente giovane-liberale-modernizzatore, fanno di Emmanuel Macron (nato alla metà della presidenza giscardiana, il 21 dicembre 1977) una sorta di erede spirituale del presidente appena deceduto (anche se Giscard, ex ministro di De Gaulle e di Pompidou, veniva da destra mentre Macron, ex ministro di Hollande, viene da sinistra). - (PRIMAPRESS)
Qui di seguito riportiamo alcune considerazioni di Alberto Toscano su Affari Internazionali che traccia un profilo del politico nella sua lunga attività di modernizzazione della Francia.
Un tentativo in parte riuscito, che prende avvio “dall’abbassamento a 18 anni della maggiore età e quindi del diritto di voto con la legge Veil sulla legalizzazione dell’aborto, snellimento delle norme relative al divorzio, grandi lavori nelle infrastrutture. Tra questi ultimi, l’alta velocità ferroviaria e l’enorme – a detta di molti, discutibile o perlomeno esagerato – impegno nelle centrali nucleari.
Proprio questa scommessa sull’atomo – che la Francia aveva fatto già prima di Giscard, ma che lui rilanciò in grande stile – pone seri problema alle autorità attuali, visto che per quelle centrali si avvicina la data del pensionamento. Che fare? Si pensa di prorogarne l’attività, riducendo al tempo stesso da dipendenza, che resterà comunque elevata, dal nucleare.
Insieme alla modernizzazione nazionale, Giscard cercava un consenso che superasse i vecchi steccati politici. Questo secondo obiettivo non è stato raggiunto. Voleva riunire “due francesi su tre”, secondo il suo slogan, attorno a un programma di cambiamento. Ironia della sorte, Mitterrand lo ha sconfitto nel 1981 sulla base della parola d’ordine del cambiamento.
Le polemiche con gli avversari politici, con tanto di scandali e rivelazioni talvolta piccanti, lo indebolirono nella seconda parte del suo mandato. Ma ad impallinarlo furono soprattutto le divisioni nella sua maggioranza di centrodestra, rinfocolate dalla nascita di due nuovi partiti: quello liberale-giscardiano Udf (Union pour la démocratie française) e quello neo-gollista di Jacques Chirac, l’Rpr (Rassemblement pour la République).
Attuali eredi di questi due partiti sono rispettivamente il MoDem di François Bayrou, parte integrante della maggioranza macronista, e i Républicains, che sono all’opposizione ma che hanno visto alcuni loro esponenti di primo piano convertirsi al macronismo (da sempre, “Parigi val bene una messa”).
La presenza del MoDem al governo e l’idea stessa di un presidente giovane-liberale-modernizzatore, fanno di Emmanuel Macron (nato alla metà della presidenza giscardiana, il 21 dicembre 1977) una sorta di erede spirituale del presidente appena deceduto (anche se Giscard, ex ministro di De Gaulle e di Pompidou, veniva da destra mentre Macron, ex ministro di Hollande, viene da sinistra). - (PRIMAPRESS)