Addio oggi al reddito di cittadinanza: dal 1º gennaio 2024 arriva l’assegno d’inclusione
- di RED-ROM
- in Primo Piano
(PRIMAPRESS) - ROMA - Addio al reddito di cittadinanza. Da oggi 1º maggio non sarà più percepibile per effetto della manovra di bilancio 2023 e si infuoca la polemica tra maggioranza di governo e opposizione iniziata da settimane. L’Inps aveva inviato un Sms a 169mila nuclei familiari avvisandoli che si stava per concludere l'erogazione del sussidio decurtato a 7 mesi di durata.
La misura restrittiva, sia pure annunciata da oltre un mese, ha creato una situazione di emergenza che le stesse amministrazioni comunali sopratutto al Sud stanno lamentando per la sopravvivenza di molti fragili. In sostituzione del reddito, cancellato dal governo Meloni per i troppi abusi e indebite riscossioni, è stato introdotto dall’assegno di inclusione ai percorsi di formazione lavoro. Per contrastare l'inflazione ad aiutare i più bisognosi è stata attivata anche la card 'Dedicata a te' pensata per gli acquisti alimentari.
L'assegno di inclusione, però arriverà solo dal 1º gennaio 2024 a verifiche fatte per la legittimità della riscossione. L'importo dell'assegno è composto da una integrazione del reddito fino a 6.000 euro annui, che salgono fino a 7.560 se il nucleo familiare è composto da persone di età pari o superiore a 67 anni o da altri familiari in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza. A tale importo, può essere aggiunto un contributo per l'affitto dell'immobile di residenza fino a un massimo di 3.360 euro annui. Il beneficio viene erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi. Tra i requisiti per beneficiare dell'assegno rientrano molte delle situazioni che hanno determinato la cancellazione del reddito di cittadinanza come: non essere sottoposto a misura cautelare o di prevenzione; non avere sentenze definitive di condanna intervenute nei 10 anni precedenti la richiesta. Inoltre il nucleo familiare del richiedente deve avere un Isee non superiore a 9.360 euro. Non ha diritto all'assegno il nucleo nel quale un componente risulta disoccupato a seguito di dimissioni volontarie nei 12 mesi successivi alla data del termine del rapporto di lavoro, fatte salve quelle per giusta causa. - (PRIMAPRESS)
La misura restrittiva, sia pure annunciata da oltre un mese, ha creato una situazione di emergenza che le stesse amministrazioni comunali sopratutto al Sud stanno lamentando per la sopravvivenza di molti fragili. In sostituzione del reddito, cancellato dal governo Meloni per i troppi abusi e indebite riscossioni, è stato introdotto dall’assegno di inclusione ai percorsi di formazione lavoro. Per contrastare l'inflazione ad aiutare i più bisognosi è stata attivata anche la card 'Dedicata a te' pensata per gli acquisti alimentari.
L'assegno di inclusione, però arriverà solo dal 1º gennaio 2024 a verifiche fatte per la legittimità della riscossione. L'importo dell'assegno è composto da una integrazione del reddito fino a 6.000 euro annui, che salgono fino a 7.560 se il nucleo familiare è composto da persone di età pari o superiore a 67 anni o da altri familiari in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza. A tale importo, può essere aggiunto un contributo per l'affitto dell'immobile di residenza fino a un massimo di 3.360 euro annui. Il beneficio viene erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi. Tra i requisiti per beneficiare dell'assegno rientrano molte delle situazioni che hanno determinato la cancellazione del reddito di cittadinanza come: non essere sottoposto a misura cautelare o di prevenzione; non avere sentenze definitive di condanna intervenute nei 10 anni precedenti la richiesta. Inoltre il nucleo familiare del richiedente deve avere un Isee non superiore a 9.360 euro. Non ha diritto all'assegno il nucleo nel quale un componente risulta disoccupato a seguito di dimissioni volontarie nei 12 mesi successivi alla data del termine del rapporto di lavoro, fatte salve quelle per giusta causa. - (PRIMAPRESS)