Nazioni Unite, appello per raccogliere 1 miliardo di dollari per aiuti in Turchia. Oltre 36mila vittime
- di RED-ROM
- in Primo Piano
(PRIMAPRESS) - TURCHIA - Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per oltre 1 miliardo di dollari di raccolta fondi per le operazioni di soccorso a seguito del violento terremoto in Turchia, a distanza di soli due giorni dall'appello di 400 milioni di dollari per i siriani.
Il capo degli aiuti delle Nazioni Unite Martin Griffiths, che ha visitato la Turchia la scorsa settimana, ha dichiarato ieri che le persone versano in uno stato di "profonda angoscia". Il terremoto del 6 febbraio scorso ha ucciso finora almeno 36.187 persone nel sud della Turchia, mentre le autorità nella vicina Siria hanno riportato 5.800 morti. Gli sforzi di salvataggio sono continuati in Turchia, ma il numero di persone che si sono riuscite ad estrarre quotidianamente si è diminuito in modo significativo.
Un'adolescente è stata estratta viva dalle macerie nella provincia di Kahramanmaras giovedì, più di 10 giorni dopo il devastante terremoto che ha colpito la regione. Ma questi salvataggi - come spiegano anche le unità di soccorso italiane - sono diventati sempre più rari. Intanto l'atmosfera che si respira è di desolazione tra macerie, campi profughi, i rumori incessanti delle ruspe dei soccorritori fino a notte fonda e la caccia ai costruttori ritenuti responsabili di buona parte di questo disastro. Cento sono già finiti in carcere senza ancora nessun processo.
Situazione praticamente sconosciuta in Siria, controllata da 12 anni dai ribelli. Si sa solo che le vittime sono più di 4.000 vittime ma i soccorritori affermano che nessuno è stato trovato vivo lì dal 9 febbraio.
A partire da ieri, 119 camion delle Nazioni Unite hanno attraversato i valichi di frontiera di Bab al-Hawa e Bab al-Salam tra Turchia e Siria dopo il terremoto, ha detto a Reuters un portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
Un convoglio di 15 camion di aiuti dal Qatar ha raggiunto la città siriana di Afrin, controllata dai ribelli, portando cibo, medicine essenziali e tende di cui c'era un disperato bisogno. - (PRIMAPRESS)
Il capo degli aiuti delle Nazioni Unite Martin Griffiths, che ha visitato la Turchia la scorsa settimana, ha dichiarato ieri che le persone versano in uno stato di "profonda angoscia". Il terremoto del 6 febbraio scorso ha ucciso finora almeno 36.187 persone nel sud della Turchia, mentre le autorità nella vicina Siria hanno riportato 5.800 morti. Gli sforzi di salvataggio sono continuati in Turchia, ma il numero di persone che si sono riuscite ad estrarre quotidianamente si è diminuito in modo significativo.
Un'adolescente è stata estratta viva dalle macerie nella provincia di Kahramanmaras giovedì, più di 10 giorni dopo il devastante terremoto che ha colpito la regione. Ma questi salvataggi - come spiegano anche le unità di soccorso italiane - sono diventati sempre più rari. Intanto l'atmosfera che si respira è di desolazione tra macerie, campi profughi, i rumori incessanti delle ruspe dei soccorritori fino a notte fonda e la caccia ai costruttori ritenuti responsabili di buona parte di questo disastro. Cento sono già finiti in carcere senza ancora nessun processo.
Situazione praticamente sconosciuta in Siria, controllata da 12 anni dai ribelli. Si sa solo che le vittime sono più di 4.000 vittime ma i soccorritori affermano che nessuno è stato trovato vivo lì dal 9 febbraio.
A partire da ieri, 119 camion delle Nazioni Unite hanno attraversato i valichi di frontiera di Bab al-Hawa e Bab al-Salam tra Turchia e Siria dopo il terremoto, ha detto a Reuters un portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
Un convoglio di 15 camion di aiuti dal Qatar ha raggiunto la città siriana di Afrin, controllata dai ribelli, portando cibo, medicine essenziali e tende di cui c'era un disperato bisogno. - (PRIMAPRESS)