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Terremoto Legambiente: sulla ricostruzione dell'Aquila, troppe parole e pochi fatti

(PRIMAPRESS) - ROMA - È un ricordo indelebile quello della terra che trema. In pochi secondi tutto cambia e nulla si dimentica. Quattro anni fa, il 6 aprile del 2009, una scossa di magnitudo pari a 6.3 ha devastato l’Aquila e altri 56 piccoli comuni abruzzesi. Un terremoto che ha portato morte e distruzione, e i segni di quel sisma sono una ferita ancora oggi aperta e visibile che fatica a rimarginarsi, un ricordo incancellabile. Nel capoluogo abruzzese il tempo sembra essersi quasi essersi fermato, come testimoniano le foto della città che Legambiente, in occasione del IV anniversario, ha pubblicato sulla suo sito e la  pagina Facebook per ricordare la tragedia del 6 aprile e sottolineare la lentezza dei lavori per la ricostruzione della città. Le due foto, postate dall’associazione ambientalista, ritraggono due chiese simbolo dell’Aquila: la Chiesa di San Marco e la Chiesa di San Marciano e confrontando le immagini del 2009 con quelle attuali, si deduce come la ricostruzione proceda di certo non speditamente.
 
“In questi quattro anni – dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – sono state fatte troppe promesse, per giunta mai realizzate, e alle quali sono seguiti pochi fatti concreti. Eppure l’Aquila vuole rinascere, lo vogliono i suoi abitanti e tutti gli abruzzesi, legati profondamente a questa terra, e il capoluogo abruzzese ha tutte le carte in regola per risorgere. Ma affinché ciò avvenga serve un impegno concreto da parte di tutti, in primis dalla politica senza strumentalizzare la ricostruzione per le campagna elettorale. Solo così si potrà far risorgere una città simbolo di bellezza e voglia di vivere. Il terremoto del 2009 ha unito tutta l’Italia che ha condiviso la tragedia abruzzese, non possiamo perciò dimenticare e abbandonare questa gente che ha deciso rimanere nella sua città”.
 
Un’Aquila 2013 ancora “in frammenti”, così come lo ora nel 2009, con strade chiuse, edifici e abitazioni transennati e ancora pericolanti, un centro storico che in molte sue parti è rimasto zona rossa. Tornare alla normalità sembra essere una sfida impossibile, ma Legambiente crede nella rinascita di questo capoluogo. L’associazione ambientalista si è mostrata sempre disponibile a dare il suo contributo, come ha sempre fatto sino dalle ore immediatamente successive al drammatico sisma, attraverso l’impegno dei propri volontari che prosegue ancora oggi.
“Quello che è successo il 6 aprile 2009 non è archiviabile – aggiunge Francesca Aloisio, presidente del circolo Legambiente dell’Aquila - Siamo convinti che se l’Aquila verrà ricostruita in modo corretto e senza speculazioni, potrà diventare un punto di riferimento per l’urbanistica mondiale e un esempio modello di città sostenibile. Per questo abbiamo avanzato anche una serie di proposte affinché si proceda con una ricostruzione pulita ed ecosostenibile all’insegna della legalità”. - (PRIMAPRESS)