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Elezioni europee, Piepoli: "Votare per assicurare democrazia". Gigliuto: "I giovani dimenticati dai programmi"

Elezioni europee, Piepoli: "Votare per assicurare democrazia". Gigliuto: "I giovani dimenticati dai programmi"
(PRIMAPRESS) - ROMA -  A meno di 24 ore della due giorni di urne aperte per il rinnovo del Parlamento Europeo, Nicola Piepoli, Presidente onorario e fondatore dell'istituto di analisi e ricerche di mercato ricorda l'importanza di andare a votare "Non perché faccia piacere ai partiti. Dal voto dipende il nostro futuro e, soprattutto, dobbiamo ricordarci che senza voto non esiste la democrazia, che deve essere sempre la nostra guida". Così Piepoli ai microfoni di Patrizia Barsotti nella puntata di oggi di Iceberg, il contenitore di informazione realizzato in collaborazione con l’agenzia di stampa Askanews e in onda su Anita TV (canale 88 DTT). In studio anche Livio Gigliuto (Presidente dell’Istituto Piepoli) e Antonio Piemontese giornalista di Wired). Livio Gigliuto ha sottolineato come la campagna elettorale si sia concentrato molto sull’aspetto del green deal: «Questa scelta – ha spiegato – è servita per tirare in questione le nuove generazioni. Un’arma a doppio taglio, però, poiché pochi elettori voteranno in base alle scelte ambientali. I principali motivi di scelta, infatti, riguarderanno la fiducia ispirata dai vari leader e i provvedimenti per la situazione economica. La scelta ambientale sarà, purtroppo, secondaria». Parlando poi del pericolo astensionismo, Gigliuto ha aggiunto: «Se un elettore non va a votare, ha già fatto una scelta. È bene sottolineare, però, come la colpa non sia mai dell’elettore. È il caso di tanti giovani che non si presenteranno alle urne, poiché non sono stati toccati i temi di loro interesse. Di sicuro – ha concluso Gigliuto – queste elezioni saranno diverse rispetto al passato, visto che nessuno sente più il bisogno di gridare all’uscita dall’Unione Europea».
Antonio Piemontese si è concentrato sulla figura dei giovani che saranno chiamati alle urne: «Sono meno sfiduciati rispetto al passato, ma al contempo si sentono poco rappresentati. Questo è comprensibile se pensiamo che l’età media del Parlamento Europeo è di 54 anni e il deputato più anziano ne ha 83. È vero che serve una certa esperienza e preparazione, ma per parlare ai giovani servirebbero facce meno ingessate». - (PRIMAPRESS)