La stagione in forse degli impianti di risalita. Anef:"Senza un protocollo sanitario non riapriremo il 7 gennaio"
- di RED-ROM
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(PRIMAPRESS) - TRENTO - “Per riaprire gli impianti servono risposte certe altrimenti non potrà esserci nessuna programmazione per l’apertura del 7 gennaio”. La presidente dell’Anef, l’associazione nazionale esercenti funiviari, Valeria Ghezzi, lancia un nuovo allarme al governo per la situazione di emergenza del settore.
“Se avessimo avuto una risposta sulle aperture staremmo già lavorando per aprire. Abbiamo una situazione sanitaria che non tranquillizza - ha dichiarato Ghezzi nel corso di una conferenza stampa - Oggi c’è grande incertezza e non sappiamo se realmente il 7 gennaio potremo aprire. È difficile pensare a come aprire non avendo un protocollo approvato dal CTS. Se non lo approvano entro Natale, ed è impensabile arrivati a questo punto, il 7 non potremo aprire».
Il problema non è, però, solo nazionale. “Con l’Austria che aprirà e la Svizzera che non ha mai chiuso - continua Ghezzi - spero che anche in Italia si capisca che non possiamo essere l’unico territorio delle Alpi a non aprire. Anche i francesi hanno un obiettivo di apertura e una chiarezza sui ristori, cosa che a noi manca completamente”.
L’impatto economico della chiusura resta centrale nell’analisi dell’emergenza. Sul piano economico, come sostengono gli operatori degli impianti avrebbe un senso aprire solo se fosse entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Fuori da quel range di date sarebbe solo un’ulteriore perdita. Senza contare la forza lavoro di circa 13 mila unità impiegate negli oltre 1500 impianti. - (PRIMAPRESS)
“Se avessimo avuto una risposta sulle aperture staremmo già lavorando per aprire. Abbiamo una situazione sanitaria che non tranquillizza - ha dichiarato Ghezzi nel corso di una conferenza stampa - Oggi c’è grande incertezza e non sappiamo se realmente il 7 gennaio potremo aprire. È difficile pensare a come aprire non avendo un protocollo approvato dal CTS. Se non lo approvano entro Natale, ed è impensabile arrivati a questo punto, il 7 non potremo aprire».
Il problema non è, però, solo nazionale. “Con l’Austria che aprirà e la Svizzera che non ha mai chiuso - continua Ghezzi - spero che anche in Italia si capisca che non possiamo essere l’unico territorio delle Alpi a non aprire. Anche i francesi hanno un obiettivo di apertura e una chiarezza sui ristori, cosa che a noi manca completamente”.
L’impatto economico della chiusura resta centrale nell’analisi dell’emergenza. Sul piano economico, come sostengono gli operatori degli impianti avrebbe un senso aprire solo se fosse entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Fuori da quel range di date sarebbe solo un’ulteriore perdita. Senza contare la forza lavoro di circa 13 mila unità impiegate negli oltre 1500 impianti. - (PRIMAPRESS)