MAFIA DEL GARGANO: 18 ARRESTI, ANCHE MARESCIALLO ESERCITO
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(PRIMAPRESS) - FOGGIA - Gli agenti della squadra mobile di Foggia all'alba di questa mattina hanno eseguito a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia, 18 decreti di fermo emessi dalla direzione distrettuale antimafia di Bari con l'accusa di favoreggiamento, estorsioni e armi: reati aggravati dalle modalita' mafiose. Le indagini hanno preso il via all'indomani dell'arresto, eseguito il 13 maggio, di Giuseppe Pacilli, boss della mafia del Gargano e considerato tra i 30 latitanti piu' pericolosi d'Italia. Tra i fermati di oggi anche Tommaso e Concetta Pacilli, fratello e sorella dell'ex latitante, accusati di estorsione ai danni dei commercianti di Monte Sant'Angelo. Inoltre tra i fermati anche un maresciallo dell'Esercito italiano. . Secondo quanto si apprende si tratta di un maresciallo dell'Esercito in servizio presso il X reggimento Artiglieria di Foggia. I dettagli del blitz, messo a segno anche con la collaborazione della squadra mobile di Bari, saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terra' nella tarda mattinata in questura a Foggia alla presenza del capo della Procura della Dda di Bari, Antonio Laudati. Le indagini degli uomini della squadra mobile di Foggia e Bari hanno permesso di ricostruire la struttura criminale del potente sodalizio mafioso Li Bergolis-Pacilli, operativo nei comuni di Monte Sant' Angelo e Manfredonia, con proiezioni criminali in tutta l'area garganica, e hanno colpito contestualmente l'intera filiera di favoreggiamento di Giuseppe Pacilli. Gli arresti hanno cosi' consentito di colpire duramente i tentativi di penetrazione nel tessuto economico dell'area del sodalizio, attuati attraverso una forte pressione estorsiva esercitata nei confronti di diversi imprenditori edili e commercianti operanti nel comprensorio garganico di Monte Sant'Angelo, Manfredonia e San Giovanni Rotondo, tre dei quali hanno formalmente denunciato i fatti subiti. Infatti, dopo la cattura del boss Franco Li Bergolis, Pacilli avvalendosi di una fitta rete di fiancheggiatori aveva progressivamente assunto un ruolo di leadership all'interno del gruppo, arrivando al vertice di un clan resosi protagonista, in questi anni, di una sanguinosa e cruenta "guerra di mafia" con il contrapposto clan Romito, un tempo alleato. Dalle attivita' investigative e', infatti, emerso che il gruppo Pacilli aveva continuato a gestire, in particolare, il settore delle estorsioni nell' intera area garganica.
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