Conflitto caucaso: la conquista azera di Şuşa tra ruolo Nato, Turchia e le future posizioni di Biden
- di Giuseppe Morabito*
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(PRIMAPRESS) - ROMA - Nel caucaso, alle porte dell’area di responsabilità europea della NATO, si è riaperta la disputa tra Armenia e Azerbajan. Un conflitto che non potrà essere ignorato dalla nuova amministrazione Usa con l’arrivo alla Casa Bianca del neo-presidente Joe Biden. Trascurare questo conflitto significa lasciare quest’area sotto il potere decisionale di Putin ed Erdogan.
Dopo settimane di intensi combattimenti nell’area, le autorità azere di Baku hanno ufficialmente annunciato di aver conquistato Şuşa. Sconvolgendo i piani del nuovo presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Aratyunyan, che a Şuşa voleva impiantare la nuova sede del Parlamento. C’è da chiedersi se questa svolta nel conflitto porterà ad anestetizzare nuovamente le tensioni. L'Armenia e il vicino Azerbaigian hanno una disputa di lunga data sul possesso del Nagorno-Karabakh, che ospita circa 150.000 abitanti (per lo più di etnia armena) e si trova nell'ovest dell'Azerbaigian. Questo problema ha alimentato le tensioni tra i due paesi dal 1988; con circa 30.000 persone uccise nei combattimenti dal 1990 al 1994. I due paesi avevano dichiarato un cessate il fuoco nell'aprile 2016 dopo che la regione aveva vissuto quattro giorni di violenti scontri che avevano a suo tempo causato centinaia di morti. La cronistoria di sabato 7 novembre, ha visto i combattimenti tra le forze etniche armene fedeli all'autoproclamata Repubblica di Artsakh e le truppe azere, con combattimenti incentrati sulla città strategicamente importante di Shusha (Nagorno-Karabakh). La città, che si trova su una direttrice principale che collega la capitale, Stepanakhert, all'Armenia, è stata teatro di aspri combattimenti negli ultimi giorni mentre le forze azere tentavano di ottenere il controllo dell’importante arteria di comunicazione.
La presa di Şuşa da parte degli azeri ha visto il probabile coinvolgimento della Turchia, sospettata di aver inviato miliziani siriani filo-turchi in supporto all’Azerbaigian (probabilmente gli stessi sanguinari terroristi utilizzati nei combattimenti in Libia). La Turchia, che è tuttora un paese membro della NATO, ha respinto le accuse, ma i dubbi restano e sono più che fondati. Un comportamento scorretto e ambiguo quello di Ankara, da sempre legata all’Azerbaigian e ostile all’Armenia di là dal becero negazionismo rispetto al genocidio degli armeni perpetrato poco oltre un secolo fa. L’appoggio militare, al ricchissimo Azerbaigian appare evidente soprattutto nel momento di crisi interna turca dovuto sia alla pandemia da Virus di Wuhan sia alla crisi economica acuita dal recente devastante terremoto e con la caduta del potere d’acquisto della loro moneta tanto da far dimettere il ministro delle Finanze, genero di Erdogan.
La NATO è già coinvolta per la partecipazione di Ankara alla contesa ed ora bisognerà vedere quali posizioni prenderà il nuovo presidente Usa, Joe Biden.
Giuseppe Morabito*
Membro del Direttorato della Nato Defense College - (PRIMAPRESS)