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Al Belli di Roma "La rosa non ci ama"

(PRIMAPRESS) - ROMA - La drammaturgia dell'autore napoletano Roberto Russo arriva al Teatro Belli di Roma. Da venerdì 10 a domenica 12 maggio, 2019 (feriali ore 21.00 domenica ore 17.30) per la stagione artistica dello storicizzato spazio di Trastevere,  sarà la volta dello spettacolo “La rosa non ci ama”, l'affascinante lavoro diviso tra la storia, l'intrigo e la passione di Russo in scena con gli attori Cloris Brosca e Gianni De Feo, per l'occasione impegnato anche come regista. Un'operazione artistica capace di confermare nuovamente la fortunata sinergia tra il commediografo partenopeo e il bravo interprete e regista romano De Feo che registrerà anche il valore aggiunto di un'apprezzata protagonista della scena italiana come l'attrice Brosca. Con le musiche di Fabio Lombardi, il violino solista di Juan Carlos Albelo Zamora, la consulenza storico-musicale di Adriana Caggiano, l'impianto scenografico ed i costumi di Roberto Rinaldi ed il disegno luci di Matteo Fasanella, al Teatro Belli, il lavoro tratto dal testo Russo, autore da sempre definito tanto bizzarro quanto geniale, regalerà al pubblico uno spettacolo unico ed emozionante. Nella tenebrosa e misteriosa ambientazione di una storia intrisa di amore carnale e di sangue, con “La rosa non ci ama”, attraverso un coinvolgente susseguirsi di riflessioni e stati d'animo, i destini e le vite di Carlo Gesualdo da Venosa e di Maria d'Avalos, si incrociano e si intrecciano nuovamente al di là del tempo e dello spazio nella ricostruzione fantastica di una notte di focoso amore e di delirante vendetta. "La Verità storica- scrive Russo nelle sue note- quella giudiziaria e quella umana sul fatto di cronaca nera avvenuto a Napoli nella notte fra il 16 ed il 17 ottobre 1590. Il Principe di Venosa, Carlo Gesualdo, uccide (o fa uccidere) sua moglie, Maria D’Avalos e l’amante di lei, Fabrizio Carafa. Chi armò i pensieri di Carlo, artista immenso, musicista innovatore ed immortale? Ed oggi, come allora, quanto ognuno di noi, per quanto ricco, celebre o di talento, come lo era certamente Carlo Gesualdo, è davvero libero dai condizionamenti della “ Rosa”? Quanto si può essere veramente indipendenti dalle convenzioni sociali o di status? Fino a che punto siamo noi ad agire e fino a che punto, invece, agiamo sulla spinta di quanto il nostro contesto sociale o personale, si aspetta da noi? Chi fu il vero mandante del delitto di Carlo Gesualdo?" "In un’atmosfera prevalentemente notturna- spiega il regista ed attore De Feo- in una piazza svuotata dalla presenza umana, ingombra ora solo di residui di immondizia, dove fanno da sfondo le mura della Basilica di San Domenico Maggiore circondata da silenziosi palazzi cinquecenteschi, emergono le ombre parlanti di due personaggi, un uomo e una donna, apparentemente distanti tra loro". - (PRIMAPRESS)