Al Teatro Bolivar in scena "Mi chiamo N", omaggio a Nina Simone
(PRIMAPRESS) - Debutta sabato 25 febbraio, alle ore 21 al Teatro Bolivar di Napoli, il monologo “Mi chiamo N.”, scritto e diretto da Massimo Piccolo. Lo spettacolo, interpretato dall’attrice Noemi Gherrero con le musiche originali di Eunice Petito e la produzione di Moon Over, affronta una tematica delicata, e quanto mai attuale, per le donne, del “dover essere per poter apparire”, e il valore dell’arte come fuga e destinazione, grazie a una emblematica dedica/omaggio a Nina Simone.
Il monologo in scena nella sala teatrale diretta da Nu’Tracks, narra la storia di una giovane donna della periferia napoletana che, per una strana e fortuita Epifania, vive in una simbiosi fantastica con Nina Simone. Accomunata alla cantante e pianista statunitense dalla passione artistica, ma anche dalla condanna a un'origine e un luogo a cui non sente di appartenere, N. troverà in questa proiezione l'unica possibilità di fuga dall'opprimente ambiente familiare e sociale.
Cosa lega una ragazza della periferia più remota di Napoli al genio di Nina Simone? E quale filo unisce Eunice K. Waymon (vero nome della Simone) con Cate, presenza costante quanto ingombrante nella vita della nostra N.? «Mi chiamo N. diventa un racconto tra l’essere e l’apparire, che per le donne diventa un dover apparire, in un certo modo, anche solo per poter esprimere il proprio essere – spiega l’autore Massimo Piccolo - “Non l’ho costruito io questo mondo. Ma non per questo voglio rinunciare a viverci.”, dirà la nostra protagonista, perché, seppure la nostra società non sia in grado di offrire un finale consolatorio, l’unica possibilità per una reale prospettiva di cambiamento è quella di essere consapevoli di quanto ci succede intorno». La storia agisce tutta sul doppio, la causa e l'effetto, il cedimento e la resistenza, che si esprimono nella tensione tra Eunice/Nina e Cate/N. Perché come per la Simone, Eunice rappresentava la vita prima di diventare la celebre Nina, così la nostra N. creerà Cate, un suo doppio da dover "uccidere" per la propria rinascita. - (PRIMAPRESS)
Cosa lega una ragazza della periferia più remota di Napoli al genio di Nina Simone? E quale filo unisce Eunice K. Waymon (vero nome della Simone) con Cate, presenza costante quanto ingombrante nella vita della nostra N.? «Mi chiamo N. diventa un racconto tra l’essere e l’apparire, che per le donne diventa un dover apparire, in un certo modo, anche solo per poter esprimere il proprio essere – spiega l’autore Massimo Piccolo - “Non l’ho costruito io questo mondo. Ma non per questo voglio rinunciare a viverci.”, dirà la nostra protagonista, perché, seppure la nostra società non sia in grado di offrire un finale consolatorio, l’unica possibilità per una reale prospettiva di cambiamento è quella di essere consapevoli di quanto ci succede intorno». La storia agisce tutta sul doppio, la causa e l'effetto, il cedimento e la resistenza, che si esprimono nella tensione tra Eunice/Nina e Cate/N. Perché come per la Simone, Eunice rappresentava la vita prima di diventare la celebre Nina, così la nostra N. creerà Cate, un suo doppio da dover "uccidere" per la propria rinascita. - (PRIMAPRESS)