Biennale di Venezia: debutta fuori concorso il corto Le Mosche per la regia di Edgardo Pistone e la napoletana Open Mind Film
- di RED-SPE
- in Cinema & Teatro
(PRIMAPRESS) - VENEZIA - La società di produzione napoletana Open Mind Film concorre alla 35° Settimana Internazionale della Critica di Venezia (SIC) con il cortometraggio “Le Mosche”, per la regia di Edgardo Pistone. La società di produzione cinematografica, guidata da Sergio Panariello e Luca Zingone, presenta l’unica opera “made in Naples” nella sezione Short Italian Cinema, rappresentando dunque la città partenopea nella rassegna cinematografica veneziana.
Sullo sfondo di quartieri degradati c’è il disagio giovanile che Le mosche” racconta in bianco e nero. In 15 minuti si raccontano le vicissitudini e le avventure di un gruppo di ragazzi, abbandonati a sé stessi mentre la vita, placida e sonnacchiosa (almeno in apparenza…), scorre indisturbata. In balia dei demoni della crescita, della loro fantasia e della loro tracotanza, i ragazzi (così come le mosche, animali fastidiosi che disegnano traiettorie inutili ed eleganti ronzando per ‘vocazione’ dal marciume alla seta) si trascineranno verso un epilogo tragico e irreparabile.
“Le Mosche”, prodotto dalla società di produzione cinematografica Open Mind Film in collaborazione con la scuola di formazione cinematografica Napoli Film Academy, è uno dei frutti di un laboratorio di scrittura e regia del progetto finanziato dall’Assessorato alle Politiche Sociali per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Napoli e realizzato in ATI in collaborazione con l’Associazione Quartieri Spagnoli Onlus, la Cooperativa Sociale Assistenza e Territorio, Associazione Trerrote. I ragazzi coinvolti, fra i 14 e i 18 anni, hanno sviluppato numerose idee relative al film e hanno preso parte a tutte le fasi di creazione del cortometraggio, partendo da laboratori tecnici del campo cinematografico fino al vero e proprio coinvolgimento sul set, vivendone l’esperienza diretta e seguendo i diversi professionisti coinvolti. “Il nostro lavoro è stato in parte autobiografico, work in progress – spiega il regista Edgardo Pistone – perché rispetto alla sceneggiatura originale abbiamo aggiunto idee e suggestioni con i ragazzi direttamente sul set, durante la lavorazione. La chiave di lettura del film è quella di partire da un dato sociale e politico per arrivare a un livello poetico. I ragazzi non riescono a entrare in contatto con la realtà circostante e quindi i sentimenti che muovono i protagonisti finiscono con l’essere la noia e la malinconia. Abbiamo messo a confronto la spensieratezza e l’ingenuità dei ragazzi con i drammi della realtà che li circonda.” - (PRIMAPRESS)
Sullo sfondo di quartieri degradati c’è il disagio giovanile che Le mosche” racconta in bianco e nero. In 15 minuti si raccontano le vicissitudini e le avventure di un gruppo di ragazzi, abbandonati a sé stessi mentre la vita, placida e sonnacchiosa (almeno in apparenza…), scorre indisturbata. In balia dei demoni della crescita, della loro fantasia e della loro tracotanza, i ragazzi (così come le mosche, animali fastidiosi che disegnano traiettorie inutili ed eleganti ronzando per ‘vocazione’ dal marciume alla seta) si trascineranno verso un epilogo tragico e irreparabile.
“Le Mosche”, prodotto dalla società di produzione cinematografica Open Mind Film in collaborazione con la scuola di formazione cinematografica Napoli Film Academy, è uno dei frutti di un laboratorio di scrittura e regia del progetto finanziato dall’Assessorato alle Politiche Sociali per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Napoli e realizzato in ATI in collaborazione con l’Associazione Quartieri Spagnoli Onlus, la Cooperativa Sociale Assistenza e Territorio, Associazione Trerrote. I ragazzi coinvolti, fra i 14 e i 18 anni, hanno sviluppato numerose idee relative al film e hanno preso parte a tutte le fasi di creazione del cortometraggio, partendo da laboratori tecnici del campo cinematografico fino al vero e proprio coinvolgimento sul set, vivendone l’esperienza diretta e seguendo i diversi professionisti coinvolti. “Il nostro lavoro è stato in parte autobiografico, work in progress – spiega il regista Edgardo Pistone – perché rispetto alla sceneggiatura originale abbiamo aggiunto idee e suggestioni con i ragazzi direttamente sul set, durante la lavorazione. La chiave di lettura del film è quella di partire da un dato sociale e politico per arrivare a un livello poetico. I ragazzi non riescono a entrare in contatto con la realtà circostante e quindi i sentimenti che muovono i protagonisti finiscono con l’essere la noia e la malinconia. Abbiamo messo a confronto la spensieratezza e l’ingenuità dei ragazzi con i drammi della realtà che li circonda.” - (PRIMAPRESS)