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Inizia a Napoli la produzione di Take Five, il nuovo film di Guido Lombardi

(PRIMAPRESS) - NAPOLI - Inizieranno il 28 gennaio, a Napoli, le riprese di Take Five, il nuovo film di Guido Lombardi, prodotto da Gaetano Di Vaio per Figli del Bronx, Gianluca Curti per Minerva Pictures Group, Dario Formisano per Eskimo, con RAI CINEMA. Il film è riconosciuto di interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale Cinema.
Scritto dal regista, da un soggetto di cui è autore con Gaetano Di Vaio, il film è interamente ambientato a Napoli (sei le settimane di lavorazione), con gran parte degli interni girati nella zona  di Piazza Dante, ed esterni che risaltano per grande varietà: dal ventre della città, i Quartieri Spagnoli, fino ad arrivare al caratteristico lungomare. La location più suggestiva però, è anche quella più invisibile e nascosta: le fogne, riprese utilizzando alcuni punti del vecchio acquedotto costruito dai Savoia, sono infatti la via d’accesso che la “banda del buco” utilizza per arrivare al caveau di una banca. Quasi una dichiarazione d’intenti, come a dire che a Napoli c’è ancora tanta bellezza da riscoprire, a fronte degli aspetti più deteriori sottolineati dai media. Prendendo esempio dai cinque protagonisti, bisogna solo scavare per riportare alla luce questi tesori dimenticati della città: “E’ incredibile quello che c’è sotto Napoli”, dice il regista Guido Lombardi.
 
TAKE FIVE è un’espressione idiomatica, il cui significato letterale è “Prendine cinque”, ma è anche un grande classico del jazz, registrato dal Dave Brubeck Quartet nel 1959 diventando il primo singolo jazz a vendere oltre un milione di copie. Il brano, composto sulla base di un tempo in 5/4, divenne celebre per il suo caratteristico, sinuoso assolo di sassofono e per l’uso di un atipico ed irregolare tempo quintuplo in cinque beat, da cui deriva il suo nome.
Un ritmo particolare che ritorna anche nella storia dei cinque protagonisti di TAKE FIVE, il film, che sono tutti degli “irregolari”, esattamente come il tempo di questo celebre brano, irregolare. Si chiamano Gaetano, Peppe ‘o Sciomèn, Carmine, Ruocco, Striano. Nomi (o cognomi) che corrispondono a quelli dei rispettivi attori, tutti napoletani doc. Vi è anzi più di una semplice corrispondenza nominale: si può dire che i personaggi derivino il loro carattere da quello degli interpreti. Alcuni di loro, nella vita reale, sono stati condannati per reati contro la persona ed il patrimonio. E carcerati per diversi anni.
TAKE FIVE segue le vicende di questi cinque personaggi. Gaetano (Gaetano Di Vaio, regista, attore e produttore tra gli altri di Napoli, Napoli, Napoli di Abel Ferrara e, con Gianluca Curti e Dario Formisano, del primo lungometraggio di Guido Lombardi, Là-Bas – Educazione criminale) è un rapinatore che ha scontato diversi anni di carcere e ora fa il ricettatore. Peppe detto ‘O Sciomèn (Peppe Lanzetta, autore teatrale, romanziere e attore per registi come Tornatore, Cavani e Martone)  è una leggenda del quartiere, rapinatore a sua volta, appena uscito dal carcere dove ha scontato 10 anni. È depresso. Ruocco (Salvatore Ruocco, ex-pugile, visto nel cast di Gomorra, sarà protagonista del nuovo film di Abel Ferrara, Abel's Grandfather) è un pugile, costretto agli incontri clandestini dopo aver spaccato una sedia in testa ad un arbitro corrotto. Striano (Salvatore Striano, recentemente in Gorbaciof di Stefano Incerti e protagonista dell’acclamato Cesare deve morire dei fratelli Taviani) è un fotografo rapinatore boss di nuova generazione dei Quartieri Spagnoli. Carmine (Carmine Paternoster, alle spalle ha collaborazioni con Matteo Garrone per Gomorra e Leonardo Di Costanzo per L’intervallo) è un semplice operaio del comune di Napoli, addetto alle fogne, che conosce a menadito. Ha il vizio del gioco. Una mattina si ritrova nel caveau del Banco di Napoli a causa di una perdita alla rete fognaria. E gli viene un'idea...
Take Five racconta la rocambolesca rapina messa in atto da questa variegata umanità e, soprattutto, le sue conseguenze. La fragile alleanza che li unisce fino al momento della rapina entra in crisi quando Gaetano, che ha riunito la banda, scompare assieme al bottino milionario. Cercando di comprendere quello che è realmente accaduto, i 4 banditi rimasti attendono nella loro tana nella speranza che Gaetano ricompaia, ma il tempo passa, mettendo a dura prova i loro nervi. Emergono incomprensioni, la fiducia viene meno, le alleanze si disfano, fino a quando compare una nuova e pressante minaccia: il boss Jannone reclama la sua parte di un bottino che ancora non hanno in mano...
Take Five si trasforma così in un lento gioco al massacro, nel quale un po' alla volta vengono a galla i segreti dei rapinatori. Segreti che possono essere difesi soltanto uccidendo chi ne è venuto a conoscenza. Segreti pienamente rivelati solo nel sorprendente finale.
 
Guido Lombardi (Napoli, 1975) è un regista tra i più sensibili del panorama italiano, ed è noto ormai anche a livello internazionale. Sceneggiatore due volte vincitore del Premio Solinas, ha esordito nella regia con il cortometraggio Vomero Travel, partecipato al collettivo Napoli 24 (presentato a Torino) e con il suo primo lungometraggio, Là-bas - Educazione Criminale (2011), ha vinto a Venezia il “Leone d’oro del Futuro - Premio Opera Prima Luigi De Laurentiis”, venendo anche eletto miglior film della Settimana della critica. A questi si aggiungono numerosi premi in festival nazionali e internazionali. Nella primavera 2013 uscirà per Einaudi il romanzo - scritto a quattro mani con Gaetano Di Vaio - Non mi avrete mai.
Per il regista, Take Five è: “la storia di 5 ‘irregolari’ che hanno un sogno comune, quello di arricchirsi. Per qualcuno è una forma di riscatto, per un altro un modo di sfuggire ai propri fantasmi, per tutti l’unica cosa per la quale valga la pena di vivere. Sono i soldi a dare peso e qualità alle loro esistenze. Senza soldi sanno di non essere nessuno. E li cercano ossessivamente, pur destinati a fallire. Perché messi sotto pressione, chiusi in una stanza per ore, viene fuori il loro vero carattere, la loro forza o vulnerabilità, ma soprattutto la loro solitudine. E nessuno si fida dell’altro”.
Take Five, prosegue il regista “è perciò anche il racconto di cinque solitudini che s’incontrano per un progetto comune, fare soldi. E che raggiungono per un attimo una grande unione, sulla spinta della quale riescono a portare a termine un’impresa clamorosa. Ma la loro non può che essere un’unione fittizia, che dura il tempo di una rapina. Fino a quando un imprevisto fa saltare il loro precario equilibrio. E diventano prepotenti, si dividono in fazioni, si aggrediscono l’un l’altro fino all’inevitabile epilogo: la perdita del denaro per cui hanno lottato e la perdita definitiva della loro innocenza. Take Five fa consapevolmente ricorso agli archetipi del film di genere, ma prova a raccontare, a suo modo, il nostro tempo. Un tempo, una società, dove le persone sono sempre più sole, depresse. Dove i soldi, il successo, la fama rappresentano l’unica forma di riscatto da un anonimato percepito sempre di più come insopportabile. I miei cinque protagonisti cercano una via di fuga insieme, ma non la troveranno. C’è sempre qualcuno più prepotente pronto a toglierti tutto”. - (PRIMAPRESS)