Enkhjargal Trio in Italia per due concerti a Mestre e Brendola
(PRIMAPRESS) - Arriva in Italia per due concerti in Veneto l’acclamato musicista mongolo Enkhjargal Dandarvaanchig. L’artista originario di Ulan Bator si esibirà il 24 febbraio a Mestre (Venezia), al Centro Culturale Candiani per la rassegna promossa dal settore Cultura del Comune di Venezia con la direzione artistica di Veneto Jazz e il 25 febbraio a Brendola (Vicenza), alla Sala della Comunità nell’ambito della XXVII edizione di Vo’ on the Folks.
Ad accompagnarlo nelle due tappe italiane del suo tour, prodotte da Frame Evolution, ci saranno Solongo Damdin (al khuuchir) e Tungalag Purevdorj (alla yatga). Insieme danno vita a una musica evocativa ispirata dai paesaggi dell'Asia orientale, con un repertorio che spazia da composizioni tradizionali a brani originali e sonorità più contemporanee.
Enkhjargal Dandarvaanchig, musicista e cantante originario della Mongolia, ambasciatore musicale del suo paese, da anni risiede in Germania. Ha portato la sua musica in giro per il mondo riscuotendo sempre ottimi consensi. Si è esibito nei più importanti festival internazionali, dal Womad di Peter Gabriel nel 1994 al Wacken Open Air davanti a 100mila spettatori o al Violons sur le Sable con l’Orchestra dell’Opera di Parigi. Cresciuto in mezzo alla tundra e successivamente specializzato al Conservatorio di Ulan Bator, Epi (al secolo Enkhjargal Dandarvaanchig) canta alla maniera Khöömii, una particolare tecnica di canto ‘di gola’, che permette di produrre simultaneamente due o più suoni distinti. Oltre a suonare il morin khuur (antico strumento a due corde in crine di cavallo simbolo del popolo mongolo) come un violoncello. La sua musica rievoca la grandezza della cultura e delle arti della Mongolia, con suggestioni che, a partire dalla tradizione del popolo della steppa, ci conducono nelle più recenti evoluzioni della world music. I brani hanno sovente la qualità e la trasparenza della musica da camera, pur mantenendo il potere incantatorio delle tradizioni popolari. Sembra quasi di sentire risuonare gli zoccoli dei piccoli e robusti cavalli mongoli dietro cui Genghis Khan fondò uno dei più grandi imperi mondiali di tutti i tempi. Uno spettacolo di grande fascino e suggestioni che conduce gli spettatori nel cuore della Mongolia, dalle sconfinate praterie del sud fino al deserto del Gobi. - (PRIMAPRESS)
Enkhjargal Dandarvaanchig, musicista e cantante originario della Mongolia, ambasciatore musicale del suo paese, da anni risiede in Germania. Ha portato la sua musica in giro per il mondo riscuotendo sempre ottimi consensi. Si è esibito nei più importanti festival internazionali, dal Womad di Peter Gabriel nel 1994 al Wacken Open Air davanti a 100mila spettatori o al Violons sur le Sable con l’Orchestra dell’Opera di Parigi. Cresciuto in mezzo alla tundra e successivamente specializzato al Conservatorio di Ulan Bator, Epi (al secolo Enkhjargal Dandarvaanchig) canta alla maniera Khöömii, una particolare tecnica di canto ‘di gola’, che permette di produrre simultaneamente due o più suoni distinti. Oltre a suonare il morin khuur (antico strumento a due corde in crine di cavallo simbolo del popolo mongolo) come un violoncello. La sua musica rievoca la grandezza della cultura e delle arti della Mongolia, con suggestioni che, a partire dalla tradizione del popolo della steppa, ci conducono nelle più recenti evoluzioni della world music. I brani hanno sovente la qualità e la trasparenza della musica da camera, pur mantenendo il potere incantatorio delle tradizioni popolari. Sembra quasi di sentire risuonare gli zoccoli dei piccoli e robusti cavalli mongoli dietro cui Genghis Khan fondò uno dei più grandi imperi mondiali di tutti i tempi. Uno spettacolo di grande fascino e suggestioni che conduce gli spettatori nel cuore della Mongolia, dalle sconfinate praterie del sud fino al deserto del Gobi. - (PRIMAPRESS)