Musica, Ferretti conquista il pubblico con Saga e la compagnia equestre Corte di Nasseta
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(PRIMAPRESS) - REGGIO EMILIA – Per capire "Saga. Il canto dei canti" bisogna lasciare per un attimo l'oggi e abbandonarsi all’odore dei cavalli, alla potenza animale e primordiale, ai suoni che rinviano ai bisogni dei primi giorni dell'uomo sulla terra. Un racconto in forma di spettacolo musical-equestre che Giovanni Lindo Ferretti non intende limitare a un afflato nostalgico ma, in maniera chiara, punta a far passare come uno dei presenti migliori che possiamo immaginare, addirittura come una preparazione per il futuro.
Dal 20 al 23 giugno lo spettacolo, con Ferretti cantore e la Corte transumante di Nasseta vera protagonista, è andato in scena al crepuscolo nello splendido chiostro dei Benedettini nel complesso di San Pietro a Reggio Emilia. Ai piedi di quell'Appennino tosco-emiliano dal quale arrivano le storie raccontate, i sentimenti rappresentati e quel senso di pace che lascia negli animi il partecipare a questa esperienza. Per il secondo anno Ferretti, una volta il padre del punk italiano e ora più semplicemente l'ultimo esponente - in ordine di tempo - di un popolo di allevatori e coltivatori, porta in scena la scommessa di "Saga. Il canto dei canti" uscito anche come album qualche settimana fa. Non basta l'eterogeneità del pubblico a spiegare il fenomeno: bambini e donne incinta, giovani e vecchi accorsi per assistere a questo teatro barbarico che colpisce per la musica, la consueta capacità nell'uso delle parole, il fascino dei luoghi e delle atmosfere (tutte naturali, fino al buio finale) ma soprattutto il carattere docile eppure fiero dei cavalli, la loro ombrosità e la loro potenza, il loro comportamento imprevedibile, qualche calcio e qualche morso. Uomini, donne e cavalli uniti in evoluzioni a volte difficilissime, con ampi spazi alle tecniche circensi e cavalleresche miste ad arte pura. Tutto vero e tutto spontaneo, come solo un teatro barbarico, appunto, può garantire.
Ferretti, quello di oggi, raccontato anche da un documentario che sta girando l'Italia (Fedele alla linea), è sicuramente diverso da quello che era il leader dei CCCP e dei CSI, ma continua ad emozionare una parte dei vecchi fan e un largo strato di nuovi appassionati. Manda messaggi che in realtà stridono ben poco rispetto ad un percorso fatto sempre in controtendenza, chiudendo la serata con il saluto al pubblico plaudente con tutti gli uomini e buona parte dei cavalli a gironzolare nello spazio dello spettacolo. E un ultimo regalo, cuccioli di cavallo e cuccioli di cane presentati come parte integrante del tutto, la sola e unica speranza per il futuro, in un mondo che ama i vecchi e coltiva i giovani senza assistere né gli uni né gli altri. Un percorso che è davvero naturale, morte compresa, se sapremo riscoprirlo e accettarlo nell’oggi. - (PRIMAPRESS)