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Meno Stato più privato in una proposta di legge promossa dalla Fondazione Magna Carta

(PRIMAPRESS) - ROMA - La cultura potrà sopravvivere solo con le casse di Stato e in piccola misura con gli interventi sporadici di privati? Da questo quesito sul ruolo delle istituzioni ha preso l'avvio il convegno "Cultura e privati: oltre il mecenatismo" organizzato dalla fondazione Magna Carta. "Abbiamo scelto di portare i protagonisti della cultura a discutere di un proposta di legge che verrà presentata domani e con cui vogliamo sovvertire la tesi che la cultura non fa business e che essa debba essere esclusiva competenza di strutture pubbliche". Così Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta, ha aperto i lavori dell'incontro che ha illustrato la proposta di legge per la gestione delle istituzioni culturali che, secondo la bozza presentata nella sala conferenze del Tempio di Adriano di Roma, vede nel coinvolgimento dei privati la vera svolta per creare significativo valore intorno al grande patrimonio artistico e culturale del nostro paese. "Tutela per valorizzare il patrimonio, marketing e modernizzazione dei sistemi, questo è l'impegno del ministero - ha detto il ministro Dario Franceschini intervenuto nel dibattito - la nostra capacità attrattiva per il prossimo futuro deve essere il turismo culturale. Il dibattito pubblico-privato - ha continuato Franceschini - deve essere superato. Noi abbiamo dato una spinta con l'ArtBonus introducendo l'incentivo fiscale alle imprese che investono nel sostegno all'arte. Ed ora metteremo mano al sistema delle sponsorizzazioni ma non prima di sciogliere i nodi del dialogo tra gestori pubblici per una promozione condivisa". A spiegare nel dettaglio la proposta di legge della Fondazione Magna Carta è stato Luca Nannipieri del comitato scientifico dell'organizzazione culturale: "Con il mecenatismo si è contribuito a grandi restauri che senza quei fondi non sarebbero stati riportati all'antico splendore ma ora bisogna andare oltre il mecenatismo decentralizzando la gestione dello Stato e alleggerendo l'attività delle soprintendenze afflitte da procedure bizantine che rallentano qualsiasi programmazione". Il sistema museale nazionale ha visto una crescita del 50 per cento in termini di ingresso ma non è sufficiente per essere competitivi con i musei stranieri per qualità della proposta. Si cresce da singoli e al di fuori di una rete della cultura integrata e strategica perché i flussi si concentrano solo in pochi musei lasciando fuori molti spazi espositivi. Vanno, dunque, riscritte le regole attraverso una valorizzazione del capitale sociale per produrre ricchezza. - (PRIMAPRESS)