All'Instituto Cervantes di Roma la prima italiana della mostra "Geometrico Trip South"
(PRIMAPRESS) - Inaugura giovedì 10 maggio alle ore 18.30, presso la Sala Dalí dell’Instituto Cervantes di Roma, la mostra “Geometrico Trip South”, collettiva che raccoglie 75 opere di 4 artisti andalusi: Jose María Baez, Fernando Clemente, José Miguel Pereñíguez e Fernando M. Romero. La mostra - visitabile gratuitamente dal mercoledì al sabato dalle 16 alle 20 – arriva per la prima volta in Italia dopo il debutto al Rafael Botí Art Center di Córdoba e resterà esposta fino al 16 giugno 2018 a Roma. Al vernissage della mostra organizzata da Diputación de Corboba, Fundación Rafael Botí e Instituto Cervantes di Roma, interverranno - gli artisti Jose María Baez e Fernando Clemente, l’Ambasciatore di Spagna in Italia, Jesús M. Gracia Aldaz, la delegata di Cultura della Diputación de Cordoba, Marisa Ruz García e il direttore dell’Instituto Cervantes di Roma, Juan Carlos Reche.
“Geometrico Trip South”, ha l’obiettivo di rispondere ad alcuni interrogativi: la geometria può continuare ad essere una scelta utile nell’arte? La sua indeterminazione può spiegare il nostro mondo? Può rispecchiare la corruzione del linguaggio e le mistificazioni politiche della realtà? Come possiamo documentare e raccontare il nostro presente senza rinunciare agli aspetti eroici, trasparenti ed esemplari della geometria? Nel terzo millennio la realtà è mascherata e dimostra che facciamo parte di una messa in scena. Il modo di costruire il nostro presente è parte di una rappresentazione; il futuro appare confuso, così come le certezze. Tutto è filtrato dall’idea di confusione e provvisorietà e ogni azione arbitraria ha una propria ragion d’essere. Lungi dalle intenzioni utopiche e programmatiche del passato, oggi la geometria si configura come uno strumento audace, una risorsa visiva in grado di descrivere un mondo complesso e un linguaggio che non ha il timore di inciampare nel racconto “corrotto” del nostro tempo. - (PRIMAPRESS)
“Geometrico Trip South”, ha l’obiettivo di rispondere ad alcuni interrogativi: la geometria può continuare ad essere una scelta utile nell’arte? La sua indeterminazione può spiegare il nostro mondo? Può rispecchiare la corruzione del linguaggio e le mistificazioni politiche della realtà? Come possiamo documentare e raccontare il nostro presente senza rinunciare agli aspetti eroici, trasparenti ed esemplari della geometria? Nel terzo millennio la realtà è mascherata e dimostra che facciamo parte di una messa in scena. Il modo di costruire il nostro presente è parte di una rappresentazione; il futuro appare confuso, così come le certezze. Tutto è filtrato dall’idea di confusione e provvisorietà e ogni azione arbitraria ha una propria ragion d’essere. Lungi dalle intenzioni utopiche e programmatiche del passato, oggi la geometria si configura come uno strumento audace, una risorsa visiva in grado di descrivere un mondo complesso e un linguaggio che non ha il timore di inciampare nel racconto “corrotto” del nostro tempo. - (PRIMAPRESS)