Arte: le “Meraviglie senza tempo” della pittura si pietra alla Galleria Borghese di Roma
- di Michele Rak
- in Arte & Mostre
(PRIMAPRESS) - ROMA - Sebastiano del Piombo, forse già prima del Sacco di Roma del 1527, elaborò la tecnica della pittura a olio su pietra, conscio di stare resuscitando una pratica antica, citata da Plinio. Le terribili devastazioni dovute al saccheggio della città decretarono il successo della sua invenzione: pittore e committenti si illusero infatti che la pietra, al contrario delle fragili tele e tavole, avrebbe conferito immortalità alla pittura. Al pittore veneto dunque, e a questo terribile frangente, si fa risalire l’invenzione della pittura su pietra, cui la Galleria Borghese dedica dal 25 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023 la mostra Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini.
La Galleria Borghese ha raccolto circa 60 dipinti su pietra nella mostra “Meraviglia senza tempo. La pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento” (a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini). In parte si tratta di soggetti sacri, quadretti devozionali che i sant’uomini di un tempo tenevano in camera da letto. Le vene della pietra suggerivano dettagli degli episodi di storia sacra: è il caso del passaggio di Mosè nel Mar Rosso che aveva il rosso della pietra paesina. Il nero della pietra da paragone accentuava il cupo assoluto dell’ingresso dell’Inferno (Vincenzo Mannozzi). Ma esaltava anche i colori squillanti delle scene letterarie: Ruggero libera Angelica dall’Orca (Filippo Napoletano). Per non scrivere di uno dei soggetti mitici della scrittura: l’incendio di Troia (Stefano della Bella). Oggetti da camere delle meraviglie e di contrasti tra ombre e luci così prediletti anche dal Barocco.
- (PRIMAPRESS)
La Galleria Borghese ha raccolto circa 60 dipinti su pietra nella mostra “Meraviglia senza tempo. La pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento” (a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini). In parte si tratta di soggetti sacri, quadretti devozionali che i sant’uomini di un tempo tenevano in camera da letto. Le vene della pietra suggerivano dettagli degli episodi di storia sacra: è il caso del passaggio di Mosè nel Mar Rosso che aveva il rosso della pietra paesina. Il nero della pietra da paragone accentuava il cupo assoluto dell’ingresso dell’Inferno (Vincenzo Mannozzi). Ma esaltava anche i colori squillanti delle scene letterarie: Ruggero libera Angelica dall’Orca (Filippo Napoletano). Per non scrivere di uno dei soggetti mitici della scrittura: l’incendio di Troia (Stefano della Bella). Oggetti da camere delle meraviglie e di contrasti tra ombre e luci così prediletti anche dal Barocco.
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