Sistema previdenziale italiano: presentato il X° Rapporto del Centro Studi Itinerari Previdenziali
- di RED-ROM
- in Fisco & Lavoro
(PRIMAPRESS) - ROMA - Dopo la discesa imputabile a COVID-19 torna a migliorare il rapporto attivi/pensionati, fondamentale indicatore di tenuta della previdenza italiana: grazie a un’occupazione in ripresa, il valore si attesta a quota 1,4215. Nel complesso la tenuta del sistema non desta preoccupazioni, a patto però di compiere scelte oculate su anticipi ed età di pensionamento e di migliorare la politica industriale del Paese. E' quanto emerso questa mattina dalle anticipazioni del decimo rapporto del Sistema Previdenziale Italiano e dal convegno che si terrà nel pomeriggio (ore 16) nell'aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati.
Dal Decimo Rapporto: “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2021”, redatto dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, emergono alcuni dati utili a valutare lo stato di salute della previdenza pubblica italiana: 1) Aumenta, ancora una volta, il numero di pensionati, che salgono dai 16,041 milioni del 2020 ai 16,099 del 2021 (+57.547 unità); 2) Dopo la forte crisi causata da COVID-19, torna a crescere sensibilmente (oltre 550mila i lavoratori “recuperati”) il numero di occupati, che a fine giugno 2022 superano i 23 milioni; 3) Migliora anche il rapporto occupati e pensionati che nel 2020 si fermava a 1,384, mentre nel 2021 arriva a 1,4215.
Il Decimo Rapporto in sintesi. Pensionati e prestazioni – Dopo un trend positivo avviatosi nel 2009 e proseguito in modo costante fino al 2018 per effetto delle ultime riforme previdenziali, che hanno innalzato gradualmente requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati si mostra di nuovo in risalita: i percettori di assegno pensionistico sono 16.098.748 nel 2021 (ultimo anno di rilevazione), a fronte dei 16.041.202 del 2020. Un incremento ascrivibile alle numerose vie d’uscita in deroga alla Fornero introdotte dal 2014 in poi e culminate nel 2019 nell’introduzione di Quota 100, ma comunque inferiore a quanto ci si aspettasse dopo la ripetuta conferma degli ultimi anni di vari provvedimenti finalizzati all’anticipo pensionistico (APE sociale, Opzione Donna, etc.), anche in virtù della contestuale e numericamente significativa cancellazione di molte prestazioni di lunga decorrenza. All’1 gennaio 2022 risultavano in pagamento presso il solo settore privato INPS 353.779 prestazioni previdenziali con durata quarantennale, erogate cioè a persone andate in pensione nel lontano 1980 o ancora prima; il decremento rispetto all’anno precedente, quando se ne contavano 423.009, è del 16,4%: si tratta di 69.230 prestazioni eliminate, parte delle quali anche a causa del nuovo coronavirus, i cui esiti si sono manifestati più severamente nei confronti degli over 65.
In particolare, il Decimo Rapporto rileva una crescita di 57.546 pensionati rispetto al 2020, vale a dire lo 0,36% in più in termini di variazione percentuale. Le pensionate aumentano rispetto all’anno precedente di 20.219 unità, mentre gli uomini crescono di 37.327 unità. A ogni modo, degli oltre 16 milioni di pensionati italiani il 51,8% è rappresentato da donne, tra l’altro destinatarie dell’87% del totale delle pensioni di reversibilità (con quote della pensione diretta del dante causa variabili tra il 60% e il 30%, in base al reddito del superstite). Venendo invece al numero di prestazioni, al 2021 risultano in pagamento 22.758.797 prestazioni pensionistiche, 17.719.800 delle quali erogate nella tipologia IVS, e cui vanno aggiunte 4.379.238 pensioni assistenziali INPS e 659.759 prestazioni indennitarie dell’INAIL. Nel complesso, le prestazioni registrate nel 2021 sono 41.677 in più dell’anno precedente, ma comunque inferiori alle 22.805.765 del 2019: ogni pensionato riceve in media 1,4137 prestazioni, il livello più basso dal 2007. Detto altrimenti, è in pagamento una prestazione ogni 2.592 abitanti, vale a dire circa una per famiglia; tenuto conto della riduzione della popolazione residente (-274.878), anche questo valore è in calo rispetto alle ultime rilevazioni ma salirebbe invece a quota 2,1 per abitante tenendo conto anche di reddito di cittadinanza e trattamenti assistenziali erogati dagli enti locali. - (PRIMAPRESS)
Dal Decimo Rapporto: “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2021”, redatto dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, emergono alcuni dati utili a valutare lo stato di salute della previdenza pubblica italiana: 1) Aumenta, ancora una volta, il numero di pensionati, che salgono dai 16,041 milioni del 2020 ai 16,099 del 2021 (+57.547 unità); 2) Dopo la forte crisi causata da COVID-19, torna a crescere sensibilmente (oltre 550mila i lavoratori “recuperati”) il numero di occupati, che a fine giugno 2022 superano i 23 milioni; 3) Migliora anche il rapporto occupati e pensionati che nel 2020 si fermava a 1,384, mentre nel 2021 arriva a 1,4215.
Il Decimo Rapporto in sintesi. Pensionati e prestazioni – Dopo un trend positivo avviatosi nel 2009 e proseguito in modo costante fino al 2018 per effetto delle ultime riforme previdenziali, che hanno innalzato gradualmente requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati si mostra di nuovo in risalita: i percettori di assegno pensionistico sono 16.098.748 nel 2021 (ultimo anno di rilevazione), a fronte dei 16.041.202 del 2020. Un incremento ascrivibile alle numerose vie d’uscita in deroga alla Fornero introdotte dal 2014 in poi e culminate nel 2019 nell’introduzione di Quota 100, ma comunque inferiore a quanto ci si aspettasse dopo la ripetuta conferma degli ultimi anni di vari provvedimenti finalizzati all’anticipo pensionistico (APE sociale, Opzione Donna, etc.), anche in virtù della contestuale e numericamente significativa cancellazione di molte prestazioni di lunga decorrenza. All’1 gennaio 2022 risultavano in pagamento presso il solo settore privato INPS 353.779 prestazioni previdenziali con durata quarantennale, erogate cioè a persone andate in pensione nel lontano 1980 o ancora prima; il decremento rispetto all’anno precedente, quando se ne contavano 423.009, è del 16,4%: si tratta di 69.230 prestazioni eliminate, parte delle quali anche a causa del nuovo coronavirus, i cui esiti si sono manifestati più severamente nei confronti degli over 65.
In particolare, il Decimo Rapporto rileva una crescita di 57.546 pensionati rispetto al 2020, vale a dire lo 0,36% in più in termini di variazione percentuale. Le pensionate aumentano rispetto all’anno precedente di 20.219 unità, mentre gli uomini crescono di 37.327 unità. A ogni modo, degli oltre 16 milioni di pensionati italiani il 51,8% è rappresentato da donne, tra l’altro destinatarie dell’87% del totale delle pensioni di reversibilità (con quote della pensione diretta del dante causa variabili tra il 60% e il 30%, in base al reddito del superstite). Venendo invece al numero di prestazioni, al 2021 risultano in pagamento 22.758.797 prestazioni pensionistiche, 17.719.800 delle quali erogate nella tipologia IVS, e cui vanno aggiunte 4.379.238 pensioni assistenziali INPS e 659.759 prestazioni indennitarie dell’INAIL. Nel complesso, le prestazioni registrate nel 2021 sono 41.677 in più dell’anno precedente, ma comunque inferiori alle 22.805.765 del 2019: ogni pensionato riceve in media 1,4137 prestazioni, il livello più basso dal 2007. Detto altrimenti, è in pagamento una prestazione ogni 2.592 abitanti, vale a dire circa una per famiglia; tenuto conto della riduzione della popolazione residente (-274.878), anche questo valore è in calo rispetto alle ultime rilevazioni ma salirebbe invece a quota 2,1 per abitante tenendo conto anche di reddito di cittadinanza e trattamenti assistenziali erogati dagli enti locali. - (PRIMAPRESS)