Autonomia differenziata: Maraio (Psi) «Un boomerang per il Paese»
- di Paolo Picone
- in Politica
(PRIMAPRESS) - NAPOLI - “L’autonomia differenziata è la riforma della discordia, si rivelerà un boomerang per questo governo che colleziona bocciature su bocciature. Il disegno secessionista e disastroso della Lega, con la complicità consapevole degli alleati, era quello di spaccare il paese e invece finiranno per spaccare se stessi”. Lo ha detto il segretario del PSI, Enzo Maraio, nel corso dell’iniziativa” riforme, mezzogiorno, lavoro” in corso a Napoli, al Teatro Iav, iniziata oggi e che si protrarrà fino alla mattinata di domani con gli interventi, tra gli altri, del deputato Marco Sarracino, del Presidente Anci Gaetano Manfredi e della relazione di chiusura dello stesso Maraio. “Abbiamo aperto un confronto con le parti sociali, i sindacati, gli industriali per ascoltare le loro istanze. Gli imprenditori campani hanno fatto una considerazione che condividiamo: non si può ridurre tutto a scontro politico, sulla pelle delle persone. Aver polarizzato il dibattito politico - aggiunge Maraio - ha fatto perdere di vista il cuore del problema: il rischio di veder crollare i pilastri che reggono la nostra Repubblica: sanità e istruzione”. Maraio ha proseguito: “Al governo piace fare il gioco delle tre carte: si fanno prendere dall’annuncite e poi, scavando, si scopre tutto quello che non è stato fatto fino ad oggi, o peggio quello che è stato fatto male: a partire dalla eliminazione della contribuzione Sud, il provvedimento che favoriva, facilitava, sosteneva, le assunzioni nelle Regioni del mezzogiorno che questo governo ha totalmente cancellato. In più, non sono io a dirlo ma lo Svimez, i mancati investimenti per il sud del triennio 2025 - 2027 ammontano a circa 5,7 miliardi di euro”- ha proseguito. “Se sosteniamo le nostre imprese, che creano lavoro, e non ci spostiamo di un centimetro dalla pretesa che ogni lavoratore abbia le proprie garanzie, allora il Sud, che non è una zavorra di cui liberarsi ma un’area del Paese su cui investire, può diventare motore dello sviluppo del Paese”. “La Campania registra una crescita nel numero di nuove imprese, ma soffre di una scarsa qualificazione della forza lavoro, mentre la Lombardia, a parità di imprese, ha accresciuto il valore aggiunto dei propri prodotti. In molte regioni del Sud, il valore aggiunto si è addirittura ridotto. Ciò dimostra che non è il semplice numero di imprese a incidere sul PIL, ma la qualità dello sviluppo e delle competenze”. Lo ha detto Felice Iossa, della direzione nazionale del PSI e responsabile del Mezzogiorno, aprendo i lavori della due giorni di convegno nazionale organizzata a Napoli dal Psi. “Le difficoltà del Mezzogiorno - ha aggiunto Iossa - derivano anche da scelte politiche errate. L’abolizione della Cassa per il Mezzogiorno, ritenuta un tempo strumento di sviluppo, ha provocato il disimpegno dello Stato e l’interruzione di politiche che avevano iniziato a produrre risultati positivi”. “Occorre ripensare il ruolo dello Stato- conclude Iossa - nello sviluppo del Mezzogiorno. Pur non potendo tornare al modello del passato, lo Stato può influenzare le scelte imprenditoriali attraverso leve fiscali e incentivi agli investimenti nelle aree svantaggiate. Una proposta chiave sarebbe la detassazione degli utili per le imprese che investono nel Sud, in linea con i vincoli europei. Questa misura potrebbe contribuire a creare un nuovo modello di sviluppo territoriale”. La questione dell'autonomia differenziata è più viva che mai anche tra le imprese. “Criticare l’autonomia differenziata senza affrontare i limiti della riforma del Titolo V rischia di trasformare il dibattito in un semplice scontro politico, piuttosto che un’analisi onesta e approfondita. L’autonomia differenziata, infatti, nasce proprio dalle modifiche introdotte nel 2001, e affrontare questa realtà richiede una visione che vada oltre il conflitto di parte”. Lo ha detto Costanzo Jannotti Pecci, Presidente Unione Industriali Napoli nel corso di una tavola rotonda dal tema “Il Sud fra autonomia e nuove sfide”, nel corso del convegno nazionale organizzata a Napoli dal Psi sul tema “Avanti, Sud. Mezzogiorno, Lavoro, Riformismo”, a cui prendono parte il segretario nazionale del Psi Enzo Maraio, Bobo Craxi della segreteria Psi, Felice a Iossa e Giulio Di Donato della direzione nazionale del partito del garofano. “La posizione dell’Unione Industriali di Napoli – dice Jannotti Pecci - è chiara: agire con una nuova legge per correggere le criticità, evitando il referendum. Questa posizione è condivisa anche da alcune forze politiche, come Forza Italia, che hanno mostrato un approccio più pragmatico alla questione”. All’incontro presente anche il presidente di NetCom Group, Domenico Lanzo, a capo di una delle aziende campane che negli ultimi anni hanno conquistato anche mercati internazionali. E proprio Lanzo ha spiegato che in Italia ed al Sud dopo la fuga dei cervelli degli scorsi anni, ora invece sta avvenendo il contrario. “Un aspetto interessante - sottolinea Lanzo- è che negli ultimi anni si sta manifestando una tendenza al rientro. Molti di questi professionisti, dopo anni di esperienza all’estero o al Nord, desiderano tornare al Sud, portando con sé le proprie competenze e capacità per contribuire allo sviluppo locale. È un fenomeno che riguarda non solo i giovani, ma anche grandi gruppi imprenditoriali, che stanno cercando di creare nuove realtà produttive al Sud. C’è una volontà di ricostruire e di riportare valore ai territori d’origine”. “Nonostante queste potenzialità - aggiunge Lanzo - dobbiamo fare i conti con una realtà desolante. Negli ultimi vent’anni, l’Italia ha progressivamente “svenduto” molte delle sue eccellenze. Prendiamo il caso di Stellantis, nato dalla fusione di Fiat con un gruppo francese. Fiat, un tempo simbolo dell’industria italiana, è oggi parte di un sistema globale che spesso trascura gli interessi nazionali. Questo ha portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro e di un indotto che coinvolgeva oltre 150.000 famiglie”. E c’è anche una questione sul credito nel Mezzogiorno su cui è intervenuto Amedeo Manzo, Presidente BCC Napoli. “Un esempio emblematico - commenta Manzo - riguarda una grande banca italiana, i cui utili al 30 settembre ammontavano a ben 8 miliardi di euro. Peccato che di questi, 6,9 miliardi siano stati destinati all’estero, poiché gli azionisti di quella banca sono in gran parte cinesi, francesi, americani e fondi internazionali. Questo ci porta a una domanda fondamentale: è giusto che un paese come l’Italia, e in particolare il Mezzogiorno, generi ricchezza che viene poi esportata altrove? Non sarebbe più equo che questi utili venissero reinvestiti nei territori che li hanno prodotti?”. E in tema di banche al vetriolo l’affondo di Giulio Di Donato: “Siamo stati vittime di una vera e propria rapina criminale, compiuta con la vendita del Banco di Napoli. Questa vicenda, benché gravissima, è stata dimenticata o volutamente ignorata, nonostante sia stata orchestrata dai cosiddetti “poteri forti”, un’entità spesso citata in modo generico, ma in realtà chiaramente individuabile. La vendita del Banco di Napoli rappresenta uno dei momenti più emblematici del declino del Mezzogiorno”. - (PRIMAPRESS)