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Archeologia: nuove evidenze del Santo Sepolcro di Gerusalemme da uno studio dell'Università La Sapienza

Santo Sepolcro ph.Ricky Rachman
Santo Sepolcro ph.Ricky Rachman
(PRIMAPRESS) - ROMA - Il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma Sapienza ha presentato un aggiornamento sugli scavi in corso presso il complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Si tratta di una ricerca che l'università capitolina sta portando avanti con il ministero della Cultura israeliano, sotto il coordinamento di Francesca Romana Stasolla, professoressa di Archeologia Cristiana e Medievale.
Lo studio, condotto in collaborazione con la Custodia Francescana, si è concentrato sul deambulatorio meridionale e dell’area francescana a nord costruito su un piano roccioso mofificato da antiche attività estrattive con evidenze di coltivazioni di vite ed ulivo in epoche successive ma anche con segni di riuso agricolo tipico delle cave dismesse già all'età del ferro.
Durante il periodo di Adriano (II secolo d.C.), l’area fu inclusa nel perimetro urbano di Gerusalemme e subì opere di livellamento, facilitando il collegamento con le vie cittadine.
Gli scavi suggeriscono la presenza di una struttura di culto romana che rendeva inaccessibile la tomba venerata fino all’età costantiniana ma ne conservava la memoria per i pellegrini.
Nel IV secolo, sotto l’imperatore Costantino, l’area fu trasformata: la collina venne spianata e solo una camera funeraria risparmiata dai lavori, iniziando il processo di monumentalizzazione del sito. Questo primo santuario, probabilmente all’aperto, era circondato da colonne e presentava un’anticamera con gradini, permettendo lo svolgimento di cerimonie anche durante i lavori di costruzione della Rotonda.
Il complesso santuariale, completato alla fine del IV secolo, offriva ai pellegrini un percorso rituale attorno ai luoghi di culto, riparati da portici e collegati alla basilica cristiana, riprendendo le tradizioni dei santuari precristiani. - (PRIMAPRESS)