Emilia Romagna, Leone (CIRM): "Le infrastrutture in cemento per i fiumi sono un errore"
- di RED-ROM
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(PRIMAPRESS) - EMILIA ROMAGNA - La regione più colpita dalle alluvioni ora inizia anche a fare i conti dei danni ma anche delle lentezze di un sistema che evidenzia le fragilità del infrastrutturale delle opere idrauliche. Sotto critica l’operato del Canale Emiliano Romagnolo, una delle più importanti opere di bacino che raccoglie i corsi d’acqua da Bologna a Ravenna e che si è trovato gonfiato oltre misura dalla piena degli altri fiumi e a Pesaro il consorzio di Bonifica delle Marche rivendica che solo l’apertura della diga di Mercatale è riuscito a salvaguardare la città da danni più seri.
“Non servono più argini, come sostiene il Ministro, ma più spazio ai fiumi e meno consumo di suolo. Nelle aree attualmente alluvionate non mancano certo le opere di difesa. Ma pensare di mitigare il rischio idraulico ricorrendo esclusivamente a infrastrutture in cemento è da sempre un errore”. A dirlo è la presidente del Centro per la riqualificazione fluviale (CIRM), Laura Marianna Leone. È stato realizzato un sistema fragile e adesso anche sottodimensionato rispetto agli eventi a cui stiamo assistendo. Dobbiamo fare un passo indietro e investire ingenti risorse in un programma nazionale per la realizzazione di interventi integrati, che garantiscano contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico, il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità. Bisogna arretrare gli argini dai corsi d’acqua – ovunque sia possibile – e riconquistare terreni al demanio pubblico, ripristinare aree di laminazione naturale delle piene, eliminare le coperture di cemento dai corsi d’acqua prima che lo facciano da soli, ricostruire ponti più alti e proporzionati a portate più elevate”.
Intanto quando l’emergenza sarà passata bisognerà fare i conti con la lunga lista di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico della Regione Emilia Romagna che era stata inviata all’Ufficio Difesa del Suolo dai comuni dell’area per ricevere fondi del PNRR. Molti di questi comuni sono quelli toccati dalle esondazioni dei loro fiumi. - (PRIMAPRESS)
“Non servono più argini, come sostiene il Ministro, ma più spazio ai fiumi e meno consumo di suolo. Nelle aree attualmente alluvionate non mancano certo le opere di difesa. Ma pensare di mitigare il rischio idraulico ricorrendo esclusivamente a infrastrutture in cemento è da sempre un errore”. A dirlo è la presidente del Centro per la riqualificazione fluviale (CIRM), Laura Marianna Leone. È stato realizzato un sistema fragile e adesso anche sottodimensionato rispetto agli eventi a cui stiamo assistendo. Dobbiamo fare un passo indietro e investire ingenti risorse in un programma nazionale per la realizzazione di interventi integrati, che garantiscano contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico, il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità. Bisogna arretrare gli argini dai corsi d’acqua – ovunque sia possibile – e riconquistare terreni al demanio pubblico, ripristinare aree di laminazione naturale delle piene, eliminare le coperture di cemento dai corsi d’acqua prima che lo facciano da soli, ricostruire ponti più alti e proporzionati a portate più elevate”.
Intanto quando l’emergenza sarà passata bisognerà fare i conti con la lunga lista di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico della Regione Emilia Romagna che era stata inviata all’Ufficio Difesa del Suolo dai comuni dell’area per ricevere fondi del PNRR. Molti di questi comuni sono quelli toccati dalle esondazioni dei loro fiumi. - (PRIMAPRESS)