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MAFIA: SEQUESTRO DI BENI PER 210 MLN AL CLAN NOCE

(PRIMAPRESS) - gdf3 PALERMO - La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato beni per un valore di 210 milioni di euro a un imprenditore locale considerato vicino alle famiglie mafiose della "Noce", di Torretta e Carini. Come richiesto dalla Procura e su ordine del Tribunale, i militari hanno apposto i sigilli a 6 società di Palermo e Carini, 6 terreni, 36 fabbricati, auto. Il patrimonio era stato "segnalato" da collaboratori di giustizia e in alcuni "pizzini" del boss Salvatore Lo Piccolo. L'imprenditore aveva ricercato e ottenuto favori da Cosa Nostra. Tra i beni sequestrati, sei societý operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi e prodotti per la casa tra Palermo e Carini, 6 terreni tra Palermo e Partinico, 36 fabbricati di diversa tipologia tra Palermo, Partinico, Trappeto e San Vito Lo Capo (Trapani), due auto, una Mercedes e un'Audi, e disponibilitý finanziarie per circa 7 milioni di euro. A carico dell'imprenditore, tra l'altro, le dichiarazioni del pentitocollaboratore di giustizia Calogero Ganci, che lo ha definito come persona "vicina" alla famiglia mafiosa del quartiere palermitano della Noce, della quale avrebbe messo a disposizione le sue attivitý imprenditoriali, nel 1995, per il reimpiego di oltre 300 milioni di vecchie lire di provenienza illecita. Di analogo tenore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Giuseppe Briguglio, per il quale l'imprenditore, in rapporto con soggetti del mandamento di Pagliarelli, nel periodo di transazione dalla lira all'euro aveva consegnato a esponenti di spicco di Cosa Nostra, per il "cambio", ben 500 milioni di dubbia provenienza.L'interessamento della famiglia mafiosa di Carini per le attivitý economiche dell'imprenditore ý emerso, invece, dal contenuto di alcuni 'pizzini' in possesso di Lo Piccolo al momento della sua cattura. Uno dei messaggi, poi riscontrati con intercettazioni telefoniche e ambientali, faceva riferimento all'acquisizione da parte dell'imprenditore di alcuni immobili e al versamento a Cosa Nostra di 200 mila euro a titolo di mediazione. Le indagini patrimoniali dei finanzieri, corroborate da una consulenza contabile disposta dalla Procura, hanno poi evidenziato che lia societý con cui l'imprenditore, nei primi anni 90, ha iniziato la sua attivitý presentava valori di bilancio irrisori o addirittura negativi. Del successivo autofinanziamento (per ben 7 miliardi delle vecchie lire tra il 1995 ed il 2000) non ý stata riscontrata alcuna provenienza dalla contabilitý societaria e le somme sono risultate sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati dall'imprenditore e dai suoi familiari.  - (PRIMAPRESS)