Massimo Villone (Costituzionalista): "La riduzione dei parlamentari accrescerà la distanza tra eletti ed elettori"
- di Pasquale Alfieri
- in Società
(PRIMAPRESS) - ROMA - Il dibattito politico sulla inedita maggioranza formatasi tra il Movimento 5Stelle, Partito democratico e Leu, entra nel vivo dopo che il governo ha ricevuto la fiducia da Camera e Senato. C’è un punto che nei prossimo giorni diventerà centrale al pari della manovra di bilancio e del tentativo di scampare l’aumento dell’Iva e sarà la riduzione del numero dei parlamentari rivendicata come bandiera di cambiamenti da parte dei grillini.
Nel discorso programmatico il Presidente Conte ha ribadito l’intenzione di “chiedere l'inserimento nel primo calendario utile della Camera dei deputati il disegno di legge costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari – precisando che- questa riforma dovrà essere affiancata da un percorso volto a incrementare le garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, anche favorendo l'accesso democratico alle formazioni minori e assicurando, nello stesso tempo, il pluralismo politico e il pluralismo territoriale. In particolare, occorrerà avviare un percorso di riforma quanto più possibile condiviso del sistema elettorale, avviando contestualmente un percorso per incrementare le garanzie costituzionali, di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale.”
Ma è su questo punto che si accenderà nuovamente la battaglia delle riforme già vissuta con un referendum nel 2016.
“Non è accettabile l’idea che prima di tutto debba procedersi alla riduzione dei parlamentari per poi passare in un secondo momento a delineare un nuovo sistema elettorale e procedere ad ulteriori modifiche della Costituzione - sostiene il politico e costituzionalista Massimo Villone, presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale - Non esiste nessuna ragione di urgenza perché la Camera provveda all’ultima e definitiva votazione di una riforma che dovrebbe entrare in vigore nel 2023. Al contrario - continua Villone - è indispensabile far precedere la riforma costituzionale da una profonda modifica della legge elettorale vigente, che va cambiata proprio per mantenere in vita le garanzie della rappresentanza politica, visto che la riduzione del numero dei parlamentari, incrementando notevolmente l’ampiezza dei collegi, accresce la distanza fra gli eletti e gli elettori.
La riduzione del numero dei parlamentari renderebbe palesemente incostituzionale la legge elettorale vigente, comprimendo il pluralismo e provocando una inaccettabile distorsione fra la volontà espressa dagli elettori ed il risultato in termini di seggi”.
Nella nota diffusa alla stampa il Coordinamento sottolinea la necessità di mantenere viva la rappresentanza “assicurando il pluralismo politico e territoriale”, l’unica strada è quella di adottare un sistema elettorale proporzionale, che garantisca ai cittadini l’eguaglianza nell’espressione del voto e la libertà di scegliersi i propri rappresentanti e quindi non e' accettabile raddoppiare di fatto l’attuale soglia di accesso alla Camera.
E’ inaccettabile il rilancio del maggioritario, propugnato da voci, pur autorevoli, del centro sinistra.
L’introduzione in Italia di sistemi maggioritari, a partire dal 1994 è stata fondata sulla previsione dell’avvento di un sistema politico fondato sul bipolarismo. Le elezioni del 2013 hanno squarciato la camicia di forza del bipolarismo imposta al popolo italiano, dimostrando che il pluralismo politico non può essere soffocato con artifici elettorali. - (PRIMAPRESS)
Nel discorso programmatico il Presidente Conte ha ribadito l’intenzione di “chiedere l'inserimento nel primo calendario utile della Camera dei deputati il disegno di legge costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari – precisando che- questa riforma dovrà essere affiancata da un percorso volto a incrementare le garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, anche favorendo l'accesso democratico alle formazioni minori e assicurando, nello stesso tempo, il pluralismo politico e il pluralismo territoriale. In particolare, occorrerà avviare un percorso di riforma quanto più possibile condiviso del sistema elettorale, avviando contestualmente un percorso per incrementare le garanzie costituzionali, di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale.”
Ma è su questo punto che si accenderà nuovamente la battaglia delle riforme già vissuta con un referendum nel 2016.
“Non è accettabile l’idea che prima di tutto debba procedersi alla riduzione dei parlamentari per poi passare in un secondo momento a delineare un nuovo sistema elettorale e procedere ad ulteriori modifiche della Costituzione - sostiene il politico e costituzionalista Massimo Villone, presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale - Non esiste nessuna ragione di urgenza perché la Camera provveda all’ultima e definitiva votazione di una riforma che dovrebbe entrare in vigore nel 2023. Al contrario - continua Villone - è indispensabile far precedere la riforma costituzionale da una profonda modifica della legge elettorale vigente, che va cambiata proprio per mantenere in vita le garanzie della rappresentanza politica, visto che la riduzione del numero dei parlamentari, incrementando notevolmente l’ampiezza dei collegi, accresce la distanza fra gli eletti e gli elettori.
La riduzione del numero dei parlamentari renderebbe palesemente incostituzionale la legge elettorale vigente, comprimendo il pluralismo e provocando una inaccettabile distorsione fra la volontà espressa dagli elettori ed il risultato in termini di seggi”.
Nella nota diffusa alla stampa il Coordinamento sottolinea la necessità di mantenere viva la rappresentanza “assicurando il pluralismo politico e territoriale”, l’unica strada è quella di adottare un sistema elettorale proporzionale, che garantisca ai cittadini l’eguaglianza nell’espressione del voto e la libertà di scegliersi i propri rappresentanti e quindi non e' accettabile raddoppiare di fatto l’attuale soglia di accesso alla Camera.
E’ inaccettabile il rilancio del maggioritario, propugnato da voci, pur autorevoli, del centro sinistra.
L’introduzione in Italia di sistemi maggioritari, a partire dal 1994 è stata fondata sulla previsione dell’avvento di un sistema politico fondato sul bipolarismo. Le elezioni del 2013 hanno squarciato la camicia di forza del bipolarismo imposta al popolo italiano, dimostrando che il pluralismo politico non può essere soffocato con artifici elettorali. - (PRIMAPRESS)