Rifiuti Urbani, la maglia nera della raccolta al Sud (51%) nell'analisi di Fise Assoambiente ad Ecomondo
- di Paolo Silvestrelli
- in Ambiente
(PRIMAPRESS) - ROMA - L'Italia rischia di arrivare in ritardo sugli obiettivi europei del riciclo dei rifiuti urbani. Se il nostro paese risulta completamente in linea con alcuni settori maturi - addirittura con qualche vantaggio anche su alcuni paesi membri in fatto di riciclo di carta, plastica, vetro e alluminio come i report presentati in questi giorni alla rassegna Ecomondo di Fiera di Rimini - non è così per il ciclo di rifiuti urbano sopratutto al Sud. “Quasi un terzo dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica. La carenza di un’impiantistica adeguata e tecnologicamente all’avanguardia per il recupero di materia e la valorizzazione energetica condanna le regioni del Sud Italia a portare in altre aree del Paese o addirittura all’estero quantitativi crescenti di rifiuti organici e rifiuti speciali, rinunciando a opportunità di sviluppo e scaricando sui propri cittadini elevati costi di gestione. Per colmare questo gap e centrare gli obiettivi della circular economy anche in questa parte del Paese saranno necessari investimenti per 5 miliardi di euro”. Sono queste le principali evidenze che emergono dell’analisi “Investimenti in economia circolare nel Mezzogiorno - Una grande opportunità per la crescita verde”, illustrata dal presidente Fise Assoambiente, Chicco Testa ad Ecomondo. L’analisi di FISE Assoambiente, partendo da alcuni parametri economici, evidenzia le attuali lacune del sistema di gestione rifiuti delle regioni meridionali (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) e la necessità di colmare il gap impiantistico per centrare anche in questa parte del Paese gli obiettivi fissati in tema di circular economy. Nel 2020 nel Centro-Sud si sono persi 380mila posti di lavoro contro i 220mila del Nord; nel triennio 2015-2018 è stato investito nel Centro-Nord il doppio di quanto investito nel Sud. A questo ritardo economico si accompagna un evidente gap anche nella raccolta e gestione dei rifiuti che al contempo porta però con sé una grande opportunità per un futuro sviluppo “green” di queste regioni.
Il divario appare evidente già dal dato relativo alle raccolte differenziate, ferme al Sud al 51% contro il 61% della media italiana e il 70% del Nord. Un ritardo che appare ancora più preoccupante se si guarda agli obiettivi europei che fissano ambiziosi obiettivi al 2035 in materia di economia circolare: 65% di riciclo effettivo e 10% in discarica per i rifiuti urbani, con un conseguente innalzamento al 25% della percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti al fine di chiudere il ciclo. Il ritardo nella raccolta e riciclo della frazione organica...un’opportunità di futuro sviluppo green. Oggi le regioni del Sud Italia raccolgono circa 2 mln di tonnellate di rifiuti organici (98 kg per abitante). Per centrare gli obiettivi europei bisognerà innalzare a 4 milioni di tonnellate il dato sulla raccolta e imprimere una decisa accelerazione sul fronte della realizzazione di un’adeguata impiantistica di riciclo al passo con i tempi. Ogni anno, proprio a causa della carenza di impianti, circa 900.000 tonnellate di questi rifiuti, circa il 45% dell’organico, lasciano queste Regioni per trovare adeguato trattamento in altre aree del Paese, con evidenti maggiori costi connessi al trasporto e alla gestione che si scaricano sui cittadini, senza contare la perdita di valore per il territorio. Nel Mezzogiorno ci sono 75 impianti che trattano 1,3 milioni di tonnellate di materiali; quasi tutti (67) svolgono tradizionale attività di compostaggio, mentre sono pressoché assenti impianti con tecnologie più moderne, in grado di sfruttare questi rifiuti per produrre biocarburanti ed energia elettrica. - (PRIMAPRESS)