Treno Verde Legambiente: a Bologna e in Emilia-Romagna critici i livelli di smog
- di RED-CENTRALE
- in Ambiente
(PRIMAPRESS) - BOLOGNA - Nonostante l’impegno del capoluogo emiliano nel cammino verso la “sostenibilità”, così come per gli altri centri della regione, critica resta la questione della qualità dell’aria. Legambiente lancia dunque un appello ai sindaci per mettere in atto un piano di lavoro comune per ridurre l’emergenza smog. A Bologna, grazie soprattutto alla complicità delle condizioni meteo, i risultati del monitoraggio sulle polveri sottili (effettuato dal Laboratorio Mobile di Italcertifer) sono risultati entro i limiti di legge, ma il 2013 si avvia ad essere un nuovo anno critico. Già decine, infatti, gli sforamenti dei livelli di PM10 registrati in tutta la regione. Superati, invece, i livelli di inquinamento acustico, con decibel fuori controllo in particolare durante le ore notturne.
Il bilancio finale della tappa bolognese del Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane, la campagna itinerante realizzata con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare, – dedicato quest’anno al tema della “città smart”– è stato presentato questa mattina in conferenza stampa da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente; Cristina Bondavalli, della segreteria di Legambiente Emilia-Romagna; Luca Ricciardi, responsabile Laboratorio Qualità dell’Aria di Italcertifer; Giuseppe Meduri, relazioni esterne territoriali centro nord Enel e Luigi Contestabile, responsabile Sostenibilità Trenitalia.
Il monitoraggio è stato effettuato per 48 ore consecutive in viale Pietramellara, in corrispondenza del civico 11, dove i tecnici hanno analizzato la presenza di Pm10 che si è contenuta entro il limite previsto dalla legge di 50 microgrammi/metro cubo (µg/m3), con l’indubbia complicità delle condizioni metereologiche, come vento e pioggia, che hanno favorito la dispersione e l’abbattimento degli inquinanti atmosferici. Nonostante ciò c’è da segnalare come nei momenti di miglioramento delle condizioni climatiche, invece, i livelli di Pm10 siano subito raddoppiati, superando costantemente la soglia di pericolosità nella fascia oraria di maggior traffico (dalle 8 alle 11 del 4 aprile), con un picco di 77 µg/m3. Valori che sono poi diminuiti grazie alla pioggia, raggiungendo una media giornaliera di 44 µg/m3, prossima comunque alla soglia critica.
Un segnale preoccupante se si considera che secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio”, nel 2012 in tutti i principali centri urbani dell’Emilia-Romagna sono stati superati i livelli di polveri fini. Anche per il 2013, quello che doveva essere l’anno europeo dell’aria, il trend è pessimo. In questi primi mesi, infatti, Rimini risulta già fuorilegge con 37 giorni di sforamenti dei limiti, rispetto ai 35 consentiti dalle normative. Nella stessa Bologna la situazione è critica: ad oggi sono ben 28 le giornate di “mal’aria”; mentre a Parma si è vicini alla soglia critica con 29 superamenti. Inoltre i dati elaborati da Legambiente che registrano un costante aumento degli sforamenti dei capoluoghi di provincia negli ultimi tre anni, confermando l’esigenza di azioni concrete per migliorare la qualità dell’aria in tutta la regione.
«I dati sulla qualità dell’aria di questi primi mesi – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente - testimoniano ciò che la nostra associazione segnala da tempo: nell’intera Pianura Padana c’è una vera e propria emergenza smog, una malattia cronica che colpisce anche tantissime città emiliane e che non accenna a placarsi. Le cause dell’inquinamento atmosferico sono chiare e conosciute da tempo, eppure si fa ancora troppo poco per arginare il problema. Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti è una capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri. La sfida delle città oggi si gioca partendo da mobilità sostenibile, efficienza energetica, raccolta differenziata e qualità della vita con interventi coordinati tra loro, come dimostrano i principali centri urbani europei che hanno accettato la sfida delle smart city».
A differenza di quello atmosferico, invece, durante i giorni del monitoraggio del Treno Verde l’inquinamento acustico ha superato di molto il limite consentito dalla legge, specie di notte. In sintesi, durante il periodo diurno, i livelli orari rimangono costantemente oltre i 67 dB(A), con punte di circa 72 dB(A). Nei periodi notturni si riscontra una variazione di valori dei Leq orari da 61 a 68 dB(A), in relazione alla diminuzione del traffico che si raggiunge a notte inoltrata. Decibel fuori controllo, dunque, nei giorni del monitoraggio scientifico in viale Pietramellara che, nel piano di zonizzazione acustica, corrisponde alla zona IV (area ad intensa attività umana), essendo l’area fortemente urbanizzata, con edifici abitativi e con la presenza di attività commerciali. I limiti previsti sono di 65 dB(A) di giorno e 55 dB(A) di notte, soglie che sono state sforate visto che il monitoraggio ha rilevato una media di 70,5 e 71,2 dB(A) nelle ore diurne e 65,1 e 66,2 dB(A) nelle ore notturne.
«Dall’esame dei dati raccolti nei due giorni di registrazione in continuo – conferma Luca Ricciardi, responsabile del Laboratorio Qualità dell’Aria di Italcertifer - emerge un superamento dei limiti di legge di circa 5 e 10 dB(A) rispettivamente nei periodi diurno e notturno. Gli elevati livelli acustici riscontrati sono generati principalmente dai veicoli in transito lungo viale Pietramellara, in cui il traffico è sostenuto, ma regolato dalla presenza di un semaforo all’incrocio con via Boldrini. Va ricordato che uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente olandese all’istituto di ricerca indipendente Tno mette in risalto che l’inquinamento acustico prodotto dal traffico impatta sul 44% della popolazione Ue e costa 326 miliardi alla sanità comunitaria. I danni provocati vanno dall’aumento della pressione fino ai problemi cardiaci, dall’ipertensione all’insonnia».
Appare quindi critica la situazione sia dell’inquinamento atmosferico che acustico, ma per trovare delle concrete soluzioni sono necessari interventi strutturali e non emergenziali per un netto cambio di mentalità, specialmente in una regione in cui si investe ancora troppo in nuove infrastrutture viarie: sono ben cinque le autostrade ad oggi in progetto in regione, opere faraoniche e di dubbia utilità che incentiveranno sempre più l’uso dei mezzi privati consumando un territorio rurale di pregio.
Ecco perché l’associazione ripropone ai Sindaci emiliano-romagnoli di aderire al “Manifesto per la qualità dell’aria”, chiedendo loro di realizzare atti concreti e misurabili volti non solo a ridurre lo smog, ma anche a modificare la mentalità e le abitudini dei propri cittadini. Nel “Manifesto” sono previste azioni “prioritarie”, “integrative” ed “emergenziali”, azioni da attuare, rendere pubbliche e rendicontare a fine anno. Tra le azioni più qualificanti una particolare attenzione avranno gli accorgimenti atti ad allontanare il traffico dalle scuole, come la creazione di “zone30” e di percorsi casa-scuola a piedi e in bicicletta, per una maggiore tutela della salute dei più piccoli. Inoltre, è necessario aumentare l’estensione delle corsie preferenziali per i mezzi di trasporto pubblici di superficie, delle zone pedonali, delle zone a traffico limitato, programmare la graduale pedonalizzazione permanente o temporanea delle strade di fronte alle scuole. Infine è fondamentale che tutte le amministrazioni e le scuole di ogni ordine e grado si dotino della figura del mobility manager.
«L’inquinamento atmosferico – afferma Cristina Bondavalli di Legambiente Emilia-Romagna – continua ad avere caratteristiche di una vera e propria emergenza ambientale e soprattutto sanitaria: è ormai certo che nel particolato atmosferico urbano siano contenuti anche agenti cancerogeni che possono modificare geneticamente il dna cellulare conducendo a eventi tumorali. Ed è giusto ricordare che i soggetti più a rischio sono i bambini, le cui cellule in continua divisione durante la crescita e fino alla pubertà sono più suscettibili all’azione cancerogena da parte degli agenti genotossici, come più volte dichiarato dal prof. Carlo Rossi, genetista dell’Università di Parma, ed evidenziato dalle attuali conoscenze sulle cause che inducono la cancerogenesi: il rischio più grave quindi è dato dalla elevata probabilità che in questi soggetti i tumori si manifestino dopo 15-20 anni dall’inizio dell’esposizione alle sostanze cancerogene. Il nostro appello è perciò rivolto all’assessore Carlo Lusenti, per le Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, affinché supporti la nostra richiesta di interventi immediati attorno agli edifici scolastici per la tutela dei soggetti più a rischio, e cioè dei bambini». - (PRIMAPRESS)