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Malapolvere 16 gennaio a Pordenone con Laura Curino

(PRIMAPRESS) - PORDENONE - L’avvelenamento da amianto: una tragedia fattasi simbolo di uno dei tanti mali a cui ci si espone senza saperlo. Di questo parla “Malapolvere” (veleni e antidoti per l’invisibile), che martedì 16 aprile, nel Teatro Verdi di Pordenone, alle 20.45, per la rassegna Interazioni porta in scenaLaura Curino icona riconosciuta del teatro civile e di narrazione Casale Monferrato è la città simbolo di una strage silenziosa, ma è anche una sentinella che può mettere all’erta tutti noi. Qui, tra le colline e il Po, si è dipanata, nell’arco di più di cento anni, una delle storie simbolo della nostra contemporaneità; veleni in cambio di prosperità economica, fatiche e disagi al limite dell’umano in cambio di salari decorosi, fino all’assurdo scambio di malattia e morte in cambio di “benessere”. Lo spettacolo è un canto per quegli uomini e quelle donne che si sono immolate sull’altare di una tragedia del lavoro in nome del benessere delle proprie famiglie, del riscatto sociale dalla povertà, della forza necessaria per uscire dall’indigenza. Un sacrificio importante che potrebbe essere la fine di una storia terribile, e invece deve trasformarsi nel capitolo iniziale di una storia virtuosa.
Silvana Mossano ha scritto “Mala polvere” annotando trent’anni di storie dolorose, di un dolore che è inarrestabile come la polvere sottile di amianto.
Laura Curino, folgorata da quel libro che “condensa una storia in un’immagine”, si cala nei panni dei luoghi simbolo di Casale, degli esseri inanimati che la abitano: si trasforma in fiume, nebbia, neve, albero, perfino statua, raccontando la storia di questo luogo, dello scandalo perpetrato per anni ai danni degli abitanti mentre la “malapolvere”, l’eternit, invadeva la città, infilandosi sotto i vestiti e negli oggetti quotidiani, inquinando acqua e cibo. Ed ecco che prende corpo una specie di cantata laica contrassegnata da un clima di tragedia che slitta in continuazione nello sgomento, nella paura che il sintomo più comune, come un colpo di tosse, un dolore alla schiena, sia la spia del baco omicida che l'amianto ha scelto di annidare dentro di noi. E allora la paura diventa sdegno, scatena un'invettiva che ha le movenze e i toni di una preghiera al contrario. “Avviene – scrive Laura Curino - che a volte dal silenzio nasca una voce, poi un’altra, e poi un’altra ancora. Voci capaci di sostenersi, di comprendersi, di contenere la paura, di piegarla ai propri intenti. Miracolose voci che sanno concertare. Ci sono persone che raccolgono l’eredità di chi non c’è più e la mettono al servizio di chi non c’è ancora e raccontano altre storie. Storie meravigliose e appassionate, storie generose, storie arrabbiate, storie di progetti, di futuro. Storie che attraversano Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Stati Uniti, Brasile, Messico, storie che sono rimedi potenti contro le paure, le inedie, le solitudini, la confusione e il turbamento dei sopravvissuti. Storie di gente che cerca nella giustizia, nella scienza, e anche nella gioia, gli antidoti alle male polveri delle coscienze. Persone che amano chiamare le cose con il loro nome rendono a tutti - me compresa - meno difficile l’aprire gli occhi e smetterla di imitare gli struzzi, mettendo la testa sotto la malapolvere. Anche a loro è dedicato questo lavoro”. - (PRIMAPRESS)