Trekking di primavera a caccia di erbe spontanee tra le vallate del Friuli Venezia Giulia
- di Luca Zingone
- in Viaggi e Turismo
(PRIMAPRESS) - TRIESTE – Un primavera ancora caratterizzata da sbalzi di umore del meteo ma che non hanno fermato molte fioriture. La voglia di outdoor e la natura che germoglia è un buon pretesto per un trekking a caccia di erbe spontanee. La stagione migliore per scoprire, passeggiando, le ricchezze del Friuli Venezia Giulia e qualche angolo ancora inesplorato del territorio. Sclòpit, radic di mont, bruscandoli, sambuco, tarassaco e asparagi selvatici sono solo alcune delle specialità che fioriscono in questa stagione, e sono anche gli ingredienti protagonisti dei piatti che offre la tradizione culinaria del territorio in questo periodo dell’anno.
Nei ricettari della tradizione, dalle colline carsiche lungo tutto l’arco alpino alle Dolomiti Friulane passando per la laguna e le campagne della pianura, non mancano le erbe spontanee, diventate protagoniste delle creazioni di molti chef – anche stellati – della regione. Così come i grandi cuochi, anche i semplici amanti della cucina possono approfittare delle belle giornate primaverili per andare alla ricerca di silene, bruscandoli, del dente di leone (più comunemente conosciuto come tarassaco), della ruta, dell’ortica, della menta selvatica, del finocchietto selvatico, del radic di mont.
Le passeggiate consigliate vanno dai sentieri del Carso, sia triestino che goriziano, alle vallate della Carnia, del Tarvisiano e delle Dolomiti Friulane, alle strade delle Valli del Natisone per andare a ricercare la natura e i prati anche nei territori del pordenonese, ricchi di risorgive, così come quelli della bassa pianura friulana. In generale, moltissimi angoli della natura incontaminata della regione offrono risorse infinite in termini di vegetazione spontanea: basta passeggiare in un prato di campagna del Medio Friuli o sugli argini golenali per imbattersi nelle diverse piante spontanee. Acetosa, acetosella, melissa, malva, achillea, piantaggine, borraggine, crescione dei prati, le rosole (papavero selvatico), e ancora erba cipollina, aglina e alliaria, accanto all’aglio orsino.
Nelle vallate carniche, ad esempio, i malgari e i contadini raccolgono da secoli il radic di mont che spunta sugli alpeggi dopo lo scioglimento delle nevi e solitamente il periodo è quello di maggio. Un radicchietto selvatico consumato in insalate o in frittate, presidio Slow Food che in alcune zone viene chiamato radic dal glaz, proprio per la sua caratteristica di emergere dopo lo scioglimento della neve. Il radicchio viene raccolto per circa 15 giorni, i primi di maggio, e si può conservare nei bicchieri come una conserva di verdure classica per essere degustato tutto l’anno. Sempre nei prati della Carnia si trova il levistico, o sedano montagna. - (PRIMAPRESS)
Nei ricettari della tradizione, dalle colline carsiche lungo tutto l’arco alpino alle Dolomiti Friulane passando per la laguna e le campagne della pianura, non mancano le erbe spontanee, diventate protagoniste delle creazioni di molti chef – anche stellati – della regione. Così come i grandi cuochi, anche i semplici amanti della cucina possono approfittare delle belle giornate primaverili per andare alla ricerca di silene, bruscandoli, del dente di leone (più comunemente conosciuto come tarassaco), della ruta, dell’ortica, della menta selvatica, del finocchietto selvatico, del radic di mont.
Le passeggiate consigliate vanno dai sentieri del Carso, sia triestino che goriziano, alle vallate della Carnia, del Tarvisiano e delle Dolomiti Friulane, alle strade delle Valli del Natisone per andare a ricercare la natura e i prati anche nei territori del pordenonese, ricchi di risorgive, così come quelli della bassa pianura friulana. In generale, moltissimi angoli della natura incontaminata della regione offrono risorse infinite in termini di vegetazione spontanea: basta passeggiare in un prato di campagna del Medio Friuli o sugli argini golenali per imbattersi nelle diverse piante spontanee. Acetosa, acetosella, melissa, malva, achillea, piantaggine, borraggine, crescione dei prati, le rosole (papavero selvatico), e ancora erba cipollina, aglina e alliaria, accanto all’aglio orsino.
Nelle vallate carniche, ad esempio, i malgari e i contadini raccolgono da secoli il radic di mont che spunta sugli alpeggi dopo lo scioglimento delle nevi e solitamente il periodo è quello di maggio. Un radicchietto selvatico consumato in insalate o in frittate, presidio Slow Food che in alcune zone viene chiamato radic dal glaz, proprio per la sua caratteristica di emergere dopo lo scioglimento della neve. Il radicchio viene raccolto per circa 15 giorni, i primi di maggio, e si può conservare nei bicchieri come una conserva di verdure classica per essere degustato tutto l’anno. Sempre nei prati della Carnia si trova il levistico, o sedano montagna. - (PRIMAPRESS)