Moby-Tirrenia: arriva il salvataggio del Gruppo Aponte. Entra come socio di minoranza e salda i debiti
- di RED-ROM
- in Economia
(PRIMAPRESS) - ROMA - Msc salva Moby-Tirrenia attraverso un aumento di capitale. Il Gruppo di Gianluigi Aponte, che controlla anche la rivale Grandi Navi Veloci, entra infatti come socio di minoranza alla vigilia del 31 marzo, termine entro il quale sarebbe stato necessario trovare un accordo con i creditori esposti con la compagnia riconducibile alla famiglia Onorato.
Moby era finita in un doppio concordato preventivo dinanzi al tribunale di Milano. Tra i suoi creditori c’è anche lo Stato, “tramite la procedura commissariale della vecchia Tirrenia finita in amministrazione straordinaria diversi anni fa e poi fusa per incorporazione nella stessa Moby con una procedura non conforme alle regole, che ha dato luogo a un debito pendente di 180 milioni euro”. L’obiettivo del salvataggio frutto di un accordo tra le famiglie Aponte e Onorato, spiega una nota, “è finalizzato a saldare Tirrenia per consentire l’immediato risanamento del Gruppo Moby e nell’interesse dei suoi 6mila lavoratori”.
Fino a questo momento, le sorti di Moby erano davvero in bilico con i commissari nominati dal ministero dello Sviluppo scettici sulla sua capacità di onorare le pendenze pregresse, tanto da ipotizzare la vendita della stessa Tirrenia, oltre alle ipoteche su alcune navi il cui valore però era destinato a deprezzarsi. Il debito complessivo della compagnia è di 640 milioni. Qualche giorno fa i lavoratori avevano manifestato davanti al Mise chiedendo di essere ascoltati visto il fallimento imminente, che ora sembra sventato.
«Prendiamo atto della soluzione positiva della vertenza Tirrenia/Cin ed esprimiamo grande soddisfazione per la tutela dell’occupazione e del reddito per tutte le lavoratrici e lavoratori marittimi coinvolti e per la salvaguardia della continuità territoriale», è il commento di Claudio Tarlazzi e Marco Verzari, rispettivamente segretario generale e nazionale di Uiltrasporti. - (PRIMAPRESS)
Moby era finita in un doppio concordato preventivo dinanzi al tribunale di Milano. Tra i suoi creditori c’è anche lo Stato, “tramite la procedura commissariale della vecchia Tirrenia finita in amministrazione straordinaria diversi anni fa e poi fusa per incorporazione nella stessa Moby con una procedura non conforme alle regole, che ha dato luogo a un debito pendente di 180 milioni euro”. L’obiettivo del salvataggio frutto di un accordo tra le famiglie Aponte e Onorato, spiega una nota, “è finalizzato a saldare Tirrenia per consentire l’immediato risanamento del Gruppo Moby e nell’interesse dei suoi 6mila lavoratori”.
Fino a questo momento, le sorti di Moby erano davvero in bilico con i commissari nominati dal ministero dello Sviluppo scettici sulla sua capacità di onorare le pendenze pregresse, tanto da ipotizzare la vendita della stessa Tirrenia, oltre alle ipoteche su alcune navi il cui valore però era destinato a deprezzarsi. Il debito complessivo della compagnia è di 640 milioni. Qualche giorno fa i lavoratori avevano manifestato davanti al Mise chiedendo di essere ascoltati visto il fallimento imminente, che ora sembra sventato.
«Prendiamo atto della soluzione positiva della vertenza Tirrenia/Cin ed esprimiamo grande soddisfazione per la tutela dell’occupazione e del reddito per tutte le lavoratrici e lavoratori marittimi coinvolti e per la salvaguardia della continuità territoriale», è il commento di Claudio Tarlazzi e Marco Verzari, rispettivamente segretario generale e nazionale di Uiltrasporti. - (PRIMAPRESS)