MOODY'S DECLASSA ANCORA L'ITALIA, MA LE BORSE NON CI CASCANO
- di Paolo Picone
- in Primo Piano
(PRIMAPRESS) - (PRIMAPRESS) MILANO - Ormai il giochino è chiaro. E dunbque l'ennesimo attacco delle agenzie di rating americane che hanno tutto l'interesse di condurre una battaglia contro l'euro non sortisce nessun effetto sulle borse. E' chiaro: non sono più credibili. Così passa quasi come un atto inevitabile l'ennesimo declassamento di Moody's ai danni dell'Italia. L'agenzia statunitense ha infatti abbassato il rating del nostro Paese portandolo da A2 ad A3, lasciando intravedere nuovi tagli se la situazione nell'Eurozona non migliorerà . Ma anche se le riforme messe in campo dal governo Monti non andranno a buon fine. La decisione di Moody's arriva a pochissimi giorni dalla missione negli Usa del primo ministro Mario Monti, che ha illustrato le misure e le riforme decise dal suo esecutivo al presidente Barack Obama ma anche alla comunità finanziaria statunitense, con una storica visita a Wall Street. Nonostante ciò gli analisti di Moody's - che hanno tagliato anche il rating di Spagna e Portogallo e minacciano la tripla A di Francia, Regno Unito ed Austria - vedono alcuni punti deboli che condizionano il nostro Paese. Innanzitutto le incertezze legate alla situazione in Europa: dal rischio defualt della Grecia alle difficoltà che i leader stanno ancora dimostrando nel mettere a punto una valida rete di protezione del sistema finanziario e una riforma delle proprie istituzioni. Senza contare le prospettive economiche in via di costante deterioramento, soprattutto in alcuni Paesi tra cui proprio l'Italia. Tutto ciò - spiegano gli analisti dell'agenzia - rischia di pesare ulteriormente "sulla già fragile fiducia dei mercati" verso i Paesi con i maggiori problemi sul fronte dei debiti sovrani. Per Moody's ci sono poi le incertezze legate in maniera specifica alla situazione italiana: sia quella economica, con una recessione che si riaffaccia prepotentemente alla porta, sia quella dei conti pubblici, a partire dall'elevatissimo livello del debito pubblico e dagli altissimi costi per rifinanziarlo. Queste le motivazioni ufficiali. Ma ormai fa poco effetto, perchè la loro credibilità non è stata solo declassata, ma è finita sotto le suole delle scarpe. - (PRIMAPRESS)