Salute di coppia: eiaculazione precoce, problema spesso negato, ma risolvibile
- di RED-CENTRALE
- in Salute&Benessere
(PRIMAPRESS) - MILANO - “Sino ad oggi si è mostrata grande attenzione alla disfunzione erettile, ma è un altro il problema medico più importante che riguarda la salute e il benessere sessuale: l’eiaculazione precoce (EP), un disturbo che colpisce, secondo i dati epidemiologici di un vastissimo studio internazionale, tra il 20 e il 30% degli uomini tra i 18 e i 65 anni. Stiamo parlando di oltre 4 milioni di maschi in Italia”, dice Vincenzo Mirone, Ordinario di Urologia dell’Università “Federico II” di Napoli e Segretario Generale della SIU, Società Italiana di Urologia.
Negli ultimi anni il problema dell’eiaculazione precoce, è stato al centro della ricerca nell’ambito della medicina sessuale, sia per gli aspetti clinici – coesistenza di patologie urologiche, sia per i problemi legati alla riproduzione. Questo ha portato ad un significativo miglioramento delle conoscenze relative a tale disordine. “Grazie alla ricerca, oggi c’è una maggiore comprensione della fisiopatologia, una più certa nozione di prevalenza dell’eiaculazione precoce e del disagio sessuale, una definizione, criteri diagnostici precisi e, non meno importante, la disponibilità di nuove terapie specifiche e più puntuali modalità di valutazione della loro efficacia,” spiega Mirone.
“Fino ad oggi, aggiunge l’esperto, la terapia farmacologica prevedeva trattamenti topici, come spray o creme anestetizzanti, per ridurre la sensibilità del pene, e la prescrizione di farmaci solitamente sviluppati e approvati per altre condizioni mediche, come il dolore o la depressione. Recentemente è stato approvato a livello europeo il primo farmaco appositamente studiato e sviluppato per il trattamento dell’eiaculazione precoce. Tale farmaco, caratterizzato per la rapidità d’azione, è ideale per una terapia al bisogno. Numerosi studi clinici hanno dimostrato che questo nuovo farmaco, assunto 1-2 ore prima del rapporto sessuale, è efficace nell’allungare i tempi di eiaculazione, determinando anche un incremento della capacità di controllo del riflesso eiaculatorio e della soddisfazione per la qualità della propria vita sessuale, risultando al contempo molto ben tollerato dai pazienti”, conclude Mirone.
L’eiaculazione precoce può essere sia primaria, cioè presente fin dal primo rapporto sessuale, che secondaria, cioè esordire ad un certo momento della vita dopo aver sperimentato in precedenza eiaculazioni normali. Diversi studi clinici hanno messo in evidenza come l’eiaculazione precoce primaria sia associata ad una ridotta concentrazione di serotonina, neurotrasmettitore coinvolto nel controllo dell’eiaculazione. L’importante componente organica alla base della patologia rende, quindi, l’eiaculazione precoce un problema trattabile attraverso una specifica terapia farmacologica. L’eiaculazione precoce secondaria, invece, è la conseguenza di altre condizioni patologiche quali , ad esempio, alterazioni della funzione tiroidea e le malattie infiammatorie della prostata (prostatiti).
Ma qual è il vissuto dell’uomo di fronte a questa patologia? “All’inizio – spiega la Professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica, del San Raffaele Resnati di Milano - l’uomo che soffre di EP, non ne fa un dramma, soprattutto se la penetrazione – seppure di breve durata – avviene e la “fretta” viene giustificata da inesperienza, ansia da prestazione, non conoscenza della partner, o dal timore - soprattutto se in giovane età - di essere scoperti durante il rapporto.
I problemi sorgono quando c’è una relazione stabile, evidenziati anche da due aspetti che incidono sul vissuto dell’uomo. Il primo è il confronto con gli altri uomini, gli amici, attività che ha una certa tradizione, soprattutto nel maschio mediterraneo; il secondo è la più recente pratica, anche tra donne, di parlare di sesso e prestazioni dei propri partner con le amiche. Un’indagine europea indica che il senso di inadeguatezza porta un 41% degli uomini, con questo tipo di difficoltà, a ricorrere all’alcol per combattere l’ansia da prestazione.
“La chiave per affrontare il problema – suggerisce la sessuologa – oltre ad una specifica terapia farmacologica, passa attraverso la conoscenza di se stessi. Esistono comportamenti che, in associazione alla terapia farmacologica, possono contribuire a far raggiungere a ciascun paziente ed alla propria partner una vita sessuale soddisfacente. L’uomo deve conoscere innanzi tutto che ci sono dei meccanismi che accelerano il riflesso eiaculatorio e sono: la bassa frequenza dei rapporti, lo stress, la carenza di sonno, il forte desiderio per la partner. Parallelamente ci sono delle condizioni che rallentano il riflesso eiaculatorio, quali, l’alta frequenza dei rapporti sessuali che frena la spinta biologica all’eiaculazione, essere in una relazione non ansiogena con una partner comprensiva e non aggressiva, la possibilità di avere un secondo rapporto sessuale dopo il primo, un clima di complicità con la partner e, importante, assumere farmaci specificamente studiati e approvati per l’eiaculazione precoce che, oggi, fanno veramente la differenza, conclude Graziottin”.
E’ quindi fondamentale contattare il medico per intraprendere un percorso terapeutico appropriato e, nella maggior parte dei casi, risolutivo. - (PRIMAPRESS)
Negli ultimi anni il problema dell’eiaculazione precoce, è stato al centro della ricerca nell’ambito della medicina sessuale, sia per gli aspetti clinici – coesistenza di patologie urologiche, sia per i problemi legati alla riproduzione. Questo ha portato ad un significativo miglioramento delle conoscenze relative a tale disordine. “Grazie alla ricerca, oggi c’è una maggiore comprensione della fisiopatologia, una più certa nozione di prevalenza dell’eiaculazione precoce e del disagio sessuale, una definizione, criteri diagnostici precisi e, non meno importante, la disponibilità di nuove terapie specifiche e più puntuali modalità di valutazione della loro efficacia,” spiega Mirone.
“Fino ad oggi, aggiunge l’esperto, la terapia farmacologica prevedeva trattamenti topici, come spray o creme anestetizzanti, per ridurre la sensibilità del pene, e la prescrizione di farmaci solitamente sviluppati e approvati per altre condizioni mediche, come il dolore o la depressione. Recentemente è stato approvato a livello europeo il primo farmaco appositamente studiato e sviluppato per il trattamento dell’eiaculazione precoce. Tale farmaco, caratterizzato per la rapidità d’azione, è ideale per una terapia al bisogno. Numerosi studi clinici hanno dimostrato che questo nuovo farmaco, assunto 1-2 ore prima del rapporto sessuale, è efficace nell’allungare i tempi di eiaculazione, determinando anche un incremento della capacità di controllo del riflesso eiaculatorio e della soddisfazione per la qualità della propria vita sessuale, risultando al contempo molto ben tollerato dai pazienti”, conclude Mirone.
L’eiaculazione precoce può essere sia primaria, cioè presente fin dal primo rapporto sessuale, che secondaria, cioè esordire ad un certo momento della vita dopo aver sperimentato in precedenza eiaculazioni normali. Diversi studi clinici hanno messo in evidenza come l’eiaculazione precoce primaria sia associata ad una ridotta concentrazione di serotonina, neurotrasmettitore coinvolto nel controllo dell’eiaculazione. L’importante componente organica alla base della patologia rende, quindi, l’eiaculazione precoce un problema trattabile attraverso una specifica terapia farmacologica. L’eiaculazione precoce secondaria, invece, è la conseguenza di altre condizioni patologiche quali , ad esempio, alterazioni della funzione tiroidea e le malattie infiammatorie della prostata (prostatiti).
Ma qual è il vissuto dell’uomo di fronte a questa patologia? “All’inizio – spiega la Professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica, del San Raffaele Resnati di Milano - l’uomo che soffre di EP, non ne fa un dramma, soprattutto se la penetrazione – seppure di breve durata – avviene e la “fretta” viene giustificata da inesperienza, ansia da prestazione, non conoscenza della partner, o dal timore - soprattutto se in giovane età - di essere scoperti durante il rapporto.
I problemi sorgono quando c’è una relazione stabile, evidenziati anche da due aspetti che incidono sul vissuto dell’uomo. Il primo è il confronto con gli altri uomini, gli amici, attività che ha una certa tradizione, soprattutto nel maschio mediterraneo; il secondo è la più recente pratica, anche tra donne, di parlare di sesso e prestazioni dei propri partner con le amiche. Un’indagine europea indica che il senso di inadeguatezza porta un 41% degli uomini, con questo tipo di difficoltà, a ricorrere all’alcol per combattere l’ansia da prestazione.
“La chiave per affrontare il problema – suggerisce la sessuologa – oltre ad una specifica terapia farmacologica, passa attraverso la conoscenza di se stessi. Esistono comportamenti che, in associazione alla terapia farmacologica, possono contribuire a far raggiungere a ciascun paziente ed alla propria partner una vita sessuale soddisfacente. L’uomo deve conoscere innanzi tutto che ci sono dei meccanismi che accelerano il riflesso eiaculatorio e sono: la bassa frequenza dei rapporti, lo stress, la carenza di sonno, il forte desiderio per la partner. Parallelamente ci sono delle condizioni che rallentano il riflesso eiaculatorio, quali, l’alta frequenza dei rapporti sessuali che frena la spinta biologica all’eiaculazione, essere in una relazione non ansiogena con una partner comprensiva e non aggressiva, la possibilità di avere un secondo rapporto sessuale dopo il primo, un clima di complicità con la partner e, importante, assumere farmaci specificamente studiati e approvati per l’eiaculazione precoce che, oggi, fanno veramente la differenza, conclude Graziottin”.
E’ quindi fondamentale contattare il medico per intraprendere un percorso terapeutico appropriato e, nella maggior parte dei casi, risolutivo. - (PRIMAPRESS)