Sfiducia Bonafede: governo e Guardasigilli si salvano con il voto nell'aula del Senato
- di RED-ROM
- in Primo Piano
(PRIMAPRESS) - ROMA - Il Governo è salvo e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, anche. Le due mozioni di sfiducia del centro-destra e della senatrice Emma Bonino nei confronti del ministro non hanno raggiunto il numero necessario per essere approvata. Con 160 voti contrari, 131 voti favorevoli e un’astensione, nella mozione n. 230, e con 158 voti contrari, 124 voti favorevoli e 19 astensioni, l’aula non ha approvato la sfiducia al Guardasigilli.
Nella discussione generale in aula sono intervenuti a sostegno della mozione n. 235 i sen. Nencini e Cucca (IV), secondo i quali le sorti del Governo non andrebbero legate a quelle del Ministro della giustizia, e il sen. Dalmas (FI) che ha invocato i principi del garantismo giuridico; il sen. Urso (FdI) ha sostenuto la mozione n. 230, denunciando il baratto sulle nomine tra Italia Viva e il Presidente del Consiglio; i sen. Ostellari (L-SP) e Vitali (FI), pur riconoscendo che il ministro Bonafede è una brava persona, ne hanno chiesto le dimissioni per inadeguatezza al ruolo; i sen. Paragone e Giarrusso (Misto) hanno difeso le posizioni del magistrato Di Matteo; il sen. Casini (Aut), pur non condividendo l'indirizzo politico del Ministro Bonafede, ha criticato il tentativo di far cadere il Governo con mozioni di segno opposto; i sen. Pellegrini e Lomuti (M5S) hanno difeso l'operato del Ministro della giustizia, che ha profuso un impegno senza precedenti nel contrasto della corruzione; il sen. Mirabelli (PD) ha rinnovato il sostegno al Ministro della giustizia, segnalando i temi, a partire dalla prescrizione, sui quali occorre una migliore sintesi.
In replica il Ministro della giustizia Bonafede ha ricordato che la nomina del vertice del DAP è stata oggetto di informativa alle Camere; ha ribadito di non aver subito condizionamenti nelle scelte discrezionali e di aver ipotizzato per il dottor Di Matteo un ruolo più specifico, analogo a quello di Falcone, presso il Ministero. Ha ricordato i provvedimenti adottati per contrastare la corruzione e la criminalità, la realizzazione di quattro nuovi padiglioni per 800 posti, l'assunzione di mille agenti di polizia penitenziaria, l'istituzione dell'ufficio per il lavoro in carcere. La riduzione del rischio di contagio nelle carceri non è un'illazione ma un dato obiettivo, segnalato dalle autorità sanitarie competenti e preso in considerazione da tutti i Paesi colpiti dall'epidemia. La riduzione della popolazione carceraria è conseguenza di leggi già vigenti, la maggioranza ha semplificato le procedure e ha imposto l'uso del braccialetto elettronico. Il Ministro ha giudicato infondate le accuse delle opposizioni in tema di scarcerazioni: il decreto Cura Italia esclude esplicitamente i mafiosi dai benefici penitenziari e gli arresti domiciliari per motivi di salute sono previsti dal codice del 1930 e da una legge del 1975. Sul tema della prescrizione, il Ministro ha evidenziato la necessità di approfondire gli effetti della riforma del processo penale e ha richiamato il principio di leale collaborazione fra forze di Governo.
Nelle dichiarazioni di voto, la senatrice Unterberger (Aut) ha annunciato voto contrario sottolineando la contraddittorietà delle mozioni di sfiducia e criticando la logica della giustizia spettacolo. L’altra dichiarazione attesa era quella del senatore Renzi (IV) che si è uniformato allo spirito di servizio della maggioranza pur invitando il Ministro e M5S a riflettere sull'onta del massacro mediatico; per motivi politici (il Presidente del Consiglio ha legato le sorti del Governo alla permanenza in carica del Ministro della giustizia) ha annunciato voto contrario alle mozioni di sfiducia, riconoscendo però che non sono strumentali e pongono questioni vere. - (PRIMAPRESS)
Nella discussione generale in aula sono intervenuti a sostegno della mozione n. 235 i sen. Nencini e Cucca (IV), secondo i quali le sorti del Governo non andrebbero legate a quelle del Ministro della giustizia, e il sen. Dalmas (FI) che ha invocato i principi del garantismo giuridico; il sen. Urso (FdI) ha sostenuto la mozione n. 230, denunciando il baratto sulle nomine tra Italia Viva e il Presidente del Consiglio; i sen. Ostellari (L-SP) e Vitali (FI), pur riconoscendo che il ministro Bonafede è una brava persona, ne hanno chiesto le dimissioni per inadeguatezza al ruolo; i sen. Paragone e Giarrusso (Misto) hanno difeso le posizioni del magistrato Di Matteo; il sen. Casini (Aut), pur non condividendo l'indirizzo politico del Ministro Bonafede, ha criticato il tentativo di far cadere il Governo con mozioni di segno opposto; i sen. Pellegrini e Lomuti (M5S) hanno difeso l'operato del Ministro della giustizia, che ha profuso un impegno senza precedenti nel contrasto della corruzione; il sen. Mirabelli (PD) ha rinnovato il sostegno al Ministro della giustizia, segnalando i temi, a partire dalla prescrizione, sui quali occorre una migliore sintesi.
In replica il Ministro della giustizia Bonafede ha ricordato che la nomina del vertice del DAP è stata oggetto di informativa alle Camere; ha ribadito di non aver subito condizionamenti nelle scelte discrezionali e di aver ipotizzato per il dottor Di Matteo un ruolo più specifico, analogo a quello di Falcone, presso il Ministero. Ha ricordato i provvedimenti adottati per contrastare la corruzione e la criminalità, la realizzazione di quattro nuovi padiglioni per 800 posti, l'assunzione di mille agenti di polizia penitenziaria, l'istituzione dell'ufficio per il lavoro in carcere. La riduzione del rischio di contagio nelle carceri non è un'illazione ma un dato obiettivo, segnalato dalle autorità sanitarie competenti e preso in considerazione da tutti i Paesi colpiti dall'epidemia. La riduzione della popolazione carceraria è conseguenza di leggi già vigenti, la maggioranza ha semplificato le procedure e ha imposto l'uso del braccialetto elettronico. Il Ministro ha giudicato infondate le accuse delle opposizioni in tema di scarcerazioni: il decreto Cura Italia esclude esplicitamente i mafiosi dai benefici penitenziari e gli arresti domiciliari per motivi di salute sono previsti dal codice del 1930 e da una legge del 1975. Sul tema della prescrizione, il Ministro ha evidenziato la necessità di approfondire gli effetti della riforma del processo penale e ha richiamato il principio di leale collaborazione fra forze di Governo.
Nelle dichiarazioni di voto, la senatrice Unterberger (Aut) ha annunciato voto contrario sottolineando la contraddittorietà delle mozioni di sfiducia e criticando la logica della giustizia spettacolo. L’altra dichiarazione attesa era quella del senatore Renzi (IV) che si è uniformato allo spirito di servizio della maggioranza pur invitando il Ministro e M5S a riflettere sull'onta del massacro mediatico; per motivi politici (il Presidente del Consiglio ha legato le sorti del Governo alla permanenza in carica del Ministro della giustizia) ha annunciato voto contrario alle mozioni di sfiducia, riconoscendo però che non sono strumentali e pongono questioni vere. - (PRIMAPRESS)