Alopecia areata: la malattia autoimmune che aveva provocato la reazione indignata di Will Smith alla notte degli Oscar
- di RED-ROM
- in Salute&Benessere
(PRIMAPRESS) - ROMA - Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock alla Notte degli Oscar aveva fatto il giro dei social e costato all'attore di colore il rischio di perdere il riconoscimento dell'Academy. Tutto era nata dalla battura del conduttore sulla "testa rasata" della moglie di Smith, Jada Pinkett. Dietro quello schiaffo condannato con molta leggerezza si nasconde il dramma di una malattia autoimmune: l'alopecia areata che ha colpito la donna dal 2018. A riferire quale è stata la reazione dei pazienti italiani che hanno visto in tv lo schiaffo di Will Smith è la Alessandra Sbarra, Psicoterapeuta e Presidente di ASAA-Associazione Sostegno Alopecia Areata. “Il gesto di Will Smith, seppure condannato e non giustificabile, è stato vissuto da molte persone che seguono i nostri canali social come una rivalsa per tutti coloro che si sono sentiti umiliati e derisi. Questa malattia porta con sé tanto dolore e imparare a conviverci richiede forza e coraggio. Si può scherzare sull’alopecia? Certamente. Ma, per farlo, bisogna aver costruito una relazione che lo consenta e in cui sia chiaro un messaggio: non so che cosa stai passando ma lo rispetto”, spiega. I costi di questa patologia, inoltre, sono molto alti: dalle protesi alla dermopigmentazione per la ricostruzione delle sopracciglia, dagli esami diagnostici alle visite dermatologiche, fino ad arrivare ai farmaci molto spesso a pagamento. “Da anni ASAA chiede al Ministero della Salute l’inserimento dell’alopecia nei LEA, in quanto patologia rara e recidivante. Questo passaggio è cruciale per dare dignità a una malattia che, al momento, per il Servizio Sanitario Nazionale non esiste. In secondo luogo, è importante poter avere un’esenzione per patologia e non essere costretti a pagare per ausili come le parrucche, che non sono un vezzo ma in molti casi l’unico mezzo per riappropriarsi della quotidianità perduta”, conclude Alessandra Sbarra.
L’alopecia areata non va confusa con la calvizie: “Si tratta di una malattia autoimmune, molto diversa dalla calvizie che è invece dovuta al progressivo assottigliamento del capello per effetto degli ormoni androgeni”, sostiene la Antonella Tosti, Ordinario di Dermatologia Clinica presso la Leonard Miller School of Medicine dell'Università di Miami, in Florida. “Le varie forme di alopecia (areata, totale, universale) sono espressione dello spettro di gravità della malattia, che può coinvolgere solo alcune piccole aree del cuoio capelluto, tutto il cuoio capelluto o tutti i peli del corpo. Più la malattia è estesa e più difficilmente risponde alle terapie. Vi sono molti trattamenti disponibili, ma purtroppo ancora non esiste una cura che guarisca definitivamente la malattia”, prosegue la Tosti. “Ciò significa che le terapie vanno spesso continuate anche quando i capelli sono ricresciuti e che purtroppo la malattia può ripresentarsi nel tempo. Fra le opzioni terapeutiche ci sono cortisonici topici (intralesionali o per via sistemica), immunoterapia topica con dibutilestere dell'acido squarico o difenciprone, antralina topica, minoxidil topico e sistemico, immunosoppressori orali (ciclosporina, metotrexato). La scelta dipende dall’età del paziente e dalla gravità della malattia”. - (PRIMAPRESS)