Malattie rare: il valore della comunicazione nella terza edizione dell'hackaton della Sifo
- di R.B.
- in Salute&Benessere
(PRIMAPRESS) - MILANO - La cura delle patologie rare nel processo che vede impegnata la "filiera" clinici, farmacisti ospedalieri e azienda farmaceutica. Sono le parole e le relazioni al centro della nuova edizione di HackeRare, l’hackaton sulle malattie rare realizzato da CSL Behring con il contributo scientifico-culturale della SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera).
I lavori, della durata di una settimana, si svolgeranno online e la sfida su cui si confronteranno i farmacisti ospedalieri, con il supporto di designer e dei mentor SIFO è: "Come possiamo migliorare la comunicazione fra farmacisti ospedalieri, pazienti, clinici e azienda farmaceutica per facilitare l'accesso alla cura nelle patologie rare?" "Come parte della nostra promessa di aiutare chi convive con malattie rare e gravi, CSL Behring si impegna a favorire una maggiore comunicazione tra le parti interessate e responsabilizzare il paziente facendolo sentire supportato. Migliorare la comunicazione è strategico, tanto da essere un principio introdotto da la Carta di Ottawa dell'OMS nel 1986" spiega Lara Pippo Direttore Market Access and Government Affairs presso CSL Behring che aggiunge: "Durante un sondaggio realizzato da H-Farm è stato chiesto a un campione di farmacisti ospedalieri quali fossero le aree di maggior interesse per la crescita professionale . Gli aspetti formativi sulle terapie avanzate pesano per il 20% mentre il 40% di quello comunicativo e relazionale la fanno da padrone e un altro 30% la valorizzazione del ruolo, soprattutto nella gestione delle malattie rare. Questi ultimi due elementi si influenzano anche a vicenda".
Il 90% dell’impegno formativo del farmacista ospedaliero è allocato sullo sviluppo di conoscenze tecniche e una formazione adeguata sul miglioramento degli aspetti relazionali è percepita come carente ma necessaria. Oltre che nella relazione con gli altri sanitari, emerge la necessità di aumentare le soft skill per una più efficace comunicazione con i pazienti che tenga conto di interlocutori particolari con bisogni specifici come i pazienti rari, con particolari fragilità.
“Diversi studi hanno dimostrato che una comunicazione efficace tra responsabili della cura e pazienti ha come effetto di innescare un circolo virtuoso in termini di aumento dell’aderenza terapeutica, della compliance, della qualità di vita. Da tempo SIFO è impegnata nello sviluppo di relazioni nuove, positive e proattive con i pazienti”, sottolinea Arturo Cavaliere, Presidente SIFO “Per questo è per noi prezioso ogni tentativo di sviluppare sempre meglio le conoscenze, le tecniche e le metodiche per favorire una relazione con i pazienti, sia per gli effetti di appropriatezza prescrittiva che questo comporta, sia perché la cosiddetta 'farmacia narrativa' può offrire importanti spunti di miglior conoscenza del paziente stesso”.
La comunicazione è un processo complesso e multidimensionale che prevede molti livelli di interpretazione. La formazione che preveda lo sviluppo di qualità individuali è assolutamente necessaria. Si tratta di un percorso culturale che coinvolge tutti gli attori ma ai partecipanti si chiederà di pensare a soluzioni strategiche anche per la comunicazione tra i clinici e con le aziende. “Il farmacista ospedaliero – conclude Cavaliere - oggi sa di dover calibrare la comunicazione a seconda che parli con l’azienda, il prescrittore, il paziente o il caregiver. Spesso si può avere a che fare con una persona anziana, straniera, poco scolarizzata, con problematiche di analfabetismo funzionale o con neuro diversità. Ed è il professionista, che deve calibrare la sua relazione avendo la capacità di individuare e superare eventuali ostacoli”. - (PRIMAPRESS)
I lavori, della durata di una settimana, si svolgeranno online e la sfida su cui si confronteranno i farmacisti ospedalieri, con il supporto di designer e dei mentor SIFO è: "Come possiamo migliorare la comunicazione fra farmacisti ospedalieri, pazienti, clinici e azienda farmaceutica per facilitare l'accesso alla cura nelle patologie rare?" "Come parte della nostra promessa di aiutare chi convive con malattie rare e gravi, CSL Behring si impegna a favorire una maggiore comunicazione tra le parti interessate e responsabilizzare il paziente facendolo sentire supportato. Migliorare la comunicazione è strategico, tanto da essere un principio introdotto da la Carta di Ottawa dell'OMS nel 1986" spiega Lara Pippo Direttore Market Access and Government Affairs presso CSL Behring che aggiunge: "Durante un sondaggio realizzato da H-Farm è stato chiesto a un campione di farmacisti ospedalieri quali fossero le aree di maggior interesse per la crescita professionale . Gli aspetti formativi sulle terapie avanzate pesano per il 20% mentre il 40% di quello comunicativo e relazionale la fanno da padrone e un altro 30% la valorizzazione del ruolo, soprattutto nella gestione delle malattie rare. Questi ultimi due elementi si influenzano anche a vicenda".
Il 90% dell’impegno formativo del farmacista ospedaliero è allocato sullo sviluppo di conoscenze tecniche e una formazione adeguata sul miglioramento degli aspetti relazionali è percepita come carente ma necessaria. Oltre che nella relazione con gli altri sanitari, emerge la necessità di aumentare le soft skill per una più efficace comunicazione con i pazienti che tenga conto di interlocutori particolari con bisogni specifici come i pazienti rari, con particolari fragilità.
“Diversi studi hanno dimostrato che una comunicazione efficace tra responsabili della cura e pazienti ha come effetto di innescare un circolo virtuoso in termini di aumento dell’aderenza terapeutica, della compliance, della qualità di vita. Da tempo SIFO è impegnata nello sviluppo di relazioni nuove, positive e proattive con i pazienti”, sottolinea Arturo Cavaliere, Presidente SIFO “Per questo è per noi prezioso ogni tentativo di sviluppare sempre meglio le conoscenze, le tecniche e le metodiche per favorire una relazione con i pazienti, sia per gli effetti di appropriatezza prescrittiva che questo comporta, sia perché la cosiddetta 'farmacia narrativa' può offrire importanti spunti di miglior conoscenza del paziente stesso”.
La comunicazione è un processo complesso e multidimensionale che prevede molti livelli di interpretazione. La formazione che preveda lo sviluppo di qualità individuali è assolutamente necessaria. Si tratta di un percorso culturale che coinvolge tutti gli attori ma ai partecipanti si chiederà di pensare a soluzioni strategiche anche per la comunicazione tra i clinici e con le aziende. “Il farmacista ospedaliero – conclude Cavaliere - oggi sa di dover calibrare la comunicazione a seconda che parli con l’azienda, il prescrittore, il paziente o il caregiver. Spesso si può avere a che fare con una persona anziana, straniera, poco scolarizzata, con problematiche di analfabetismo funzionale o con neuro diversità. Ed è il professionista, che deve calibrare la sua relazione avendo la capacità di individuare e superare eventuali ostacoli”. - (PRIMAPRESS)