Salute: Adoc, grave la mancanza di normativa sulle sigarette elettroniche
- di RED-CENTRALE
- in Salute&Benessere
(PRIMAPRESS) - ROMA - Le sigarette elettroniche stanno vivendo un periodo di boom tra gli italiani, secondo l’Adoc anche a causa della “vacatio legis” in merito. Si stanno moltiplicando i casi, in base alle segnalazioni giunte all’Associazione, di “svaporatori” in luoghi e contesti dove fumare è proibito per legge.
“C’è una grave vacatio legis nel settore delle sigarette elettroniche – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – che sta contribuendo alla diffusione non controllata di questi nuovi dispositivi e all’insorgere di situazione complesse e potenzialmente dannose per i consumatori, fumatori e non. Sono sempre di più, difatti, i fumatori di “e-cig” che fumano in luoghi dove fumare non è permesso, sebbene non sia stato ancora escluso che le stesse siano dannose per la salute di chi fuma e di chi gli sta intorno. Questo perchè l’attuale normativa antifumo non vieta espressamente l’uso dell’e-cig nei locali pubblici e sui mezzi di trasporto come aerei e treni, un buco normativo che può trasformarsi in un danno per i consumatori e che deve essere sanato al più presto. Le sigarette elettroniche stanno vivendo un momento di forte crescita ma, oltre ai possibili effetti dannosi non vi è certezza sulla reale efficacia come supporto all’eliminazione del vizio. Anzi, mantenendo la gestualità e la forma della sigaretta tradizionale c’è il rischio di un invogliamento a fumare anche in quei soggetti “non-fumatori” che magari acquistano l’e-cig perché “trendy” e nei giovani under 16, che possono facilmente aggirare il divieto d’acquisto comprando l’occorrente in rete. A questo è connesso anche il pericolo contraffazione, particolarmente gravoso in quanto attinente un prodotto legato alla salute. Basti pensare che durante le recenti Feste sono state sequestrate circa 3000 pezzi contraffatti. Il mercato delle sigarette elettroniche sta vivendo un periodo di boom, ad oggi stimiamo siano circa 400mila gli italiani che le fumano, un numero in crescita di circa il 25% nell’ultimo anno, per un giro d’affari di oltre 90 milioni di euro annui, considerando che la spesa annuale si aggira sui 230 euro tra acquisto del kit, ricariche e ricambi. Come Adoc crediamo che le sigarette elettroniche debbano essere innanzitutto regolamentate e vendute come dispositivi medici o farmaci, come avviene in altri Paesi europei quali Austria e Danimarca; necessitino di un’etichettatura più chiara e completa, visto che ad oggi vi è segnata solo la raccomandazione di utilizzarle lontano dai bambini; debbano essere equiparate alle sigarette relativamente alla pubblicità, alle diciture sulle confezioni e all’osservanza dei divieti di fumo; va inoltre avviato uno screening obbligatorio, da parte dei rivenditori, dell’abitudine a fumare del cliente, in modo da prevedere un corretto dosaggio della nicotina presente nella sigaretta elettronica: ad oggi ci risulta che alcuni rivenditori effettuano quest’analisi preventiva, ma è un comportamento ancora poco diffuso e su base volontaria”. - (PRIMAPRESS)
“C’è una grave vacatio legis nel settore delle sigarette elettroniche – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – che sta contribuendo alla diffusione non controllata di questi nuovi dispositivi e all’insorgere di situazione complesse e potenzialmente dannose per i consumatori, fumatori e non. Sono sempre di più, difatti, i fumatori di “e-cig” che fumano in luoghi dove fumare non è permesso, sebbene non sia stato ancora escluso che le stesse siano dannose per la salute di chi fuma e di chi gli sta intorno. Questo perchè l’attuale normativa antifumo non vieta espressamente l’uso dell’e-cig nei locali pubblici e sui mezzi di trasporto come aerei e treni, un buco normativo che può trasformarsi in un danno per i consumatori e che deve essere sanato al più presto. Le sigarette elettroniche stanno vivendo un momento di forte crescita ma, oltre ai possibili effetti dannosi non vi è certezza sulla reale efficacia come supporto all’eliminazione del vizio. Anzi, mantenendo la gestualità e la forma della sigaretta tradizionale c’è il rischio di un invogliamento a fumare anche in quei soggetti “non-fumatori” che magari acquistano l’e-cig perché “trendy” e nei giovani under 16, che possono facilmente aggirare il divieto d’acquisto comprando l’occorrente in rete. A questo è connesso anche il pericolo contraffazione, particolarmente gravoso in quanto attinente un prodotto legato alla salute. Basti pensare che durante le recenti Feste sono state sequestrate circa 3000 pezzi contraffatti. Il mercato delle sigarette elettroniche sta vivendo un periodo di boom, ad oggi stimiamo siano circa 400mila gli italiani che le fumano, un numero in crescita di circa il 25% nell’ultimo anno, per un giro d’affari di oltre 90 milioni di euro annui, considerando che la spesa annuale si aggira sui 230 euro tra acquisto del kit, ricariche e ricambi. Come Adoc crediamo che le sigarette elettroniche debbano essere innanzitutto regolamentate e vendute come dispositivi medici o farmaci, come avviene in altri Paesi europei quali Austria e Danimarca; necessitino di un’etichettatura più chiara e completa, visto che ad oggi vi è segnata solo la raccomandazione di utilizzarle lontano dai bambini; debbano essere equiparate alle sigarette relativamente alla pubblicità, alle diciture sulle confezioni e all’osservanza dei divieti di fumo; va inoltre avviato uno screening obbligatorio, da parte dei rivenditori, dell’abitudine a fumare del cliente, in modo da prevedere un corretto dosaggio della nicotina presente nella sigaretta elettronica: ad oggi ci risulta che alcuni rivenditori effettuano quest’analisi preventiva, ma è un comportamento ancora poco diffuso e su base volontaria”. - (PRIMAPRESS)