Jazz: Brandford Marsalis rivisita Keith Jarret con "Belonging" su etichetta Blue Note Records
- di Eugenio Lanza
- in Musica & Spettacoli
(PRIMAPRESS) - ROMA - Primavera di scoperte e riscoperte per gli appassionati di jazz, attesi da un’autentica gemma in uscita tra meno di due mesi. Il sassofonista statunitense Branford Marsalis, uno dei più importanti artisti jazz internazionali, debutta su etichetta Blue Note Records con la pubblicazione di “Belonging”, in arrivo il prossimo 28 marzo. Si tratta di una rivisitazione integrale dell'omonimo album ECM di Keith Jarrett del 1974, il primo del grande pianista alla testa dell'European Quartet. “Belonging” è la prima nuova uscita di Marsalis dal 2019, accompagnato dal suo celebre e rodatissimo quartetto (Branford Marsalis Quartet), completato dal pianista Joey Calderazzo, dal contrabbassista Eric Revis, e dal batterista Justin Faulkner. La traccia principale "Spiral Dance" è già disponibile per lo streaming o il download, mentre l’album in digitale, CD e doppio LP (anche su vinile colorato) è prenotabile online.
Marsalis ammette che era interessato ad altra musica quando Belonging uscì nel 1974. "Ero una matricola al liceo, ascoltavo R&B", ricorda. E aggiunge: "Ignoravo l’esistenza di Belonging". Le cose cambiarono una volta che spostò la sua attenzione sul jazz, anche se inizialmente aveva familiarità soltanto con la musica di Jarrett per pianoforte solo. Questo fino al giorno in cui il pianista Kenny Kirkland lo introdusse all'European Quartet, in cui Jarrett era affiancato dal sassofonista Jan Garbarek, il bassista Palle Danielsson e il batterista Jon Christensen. "Erano gli anni Ottanta, e mentre eravamo seduti in aereo Kenny mi ha messo le cuffie e ha fatto partire “My Song” [l'album di Jarrett del 1978, ndr]. Quando cinque minuti dopo ha cercato di riprendersi le cuffie, gli ho schiaffeggiato la mano, e arrivati alla prima destinazione sono uscito per comprare tutte le incisioni di quel gruppo". La recente riscoperta dell’album del ‘74 è avvenuta quando Marsalis ha deciso di includere il brano "The Windup", quinta traccia di “Belonging”, nel precedente album della sua band, chiamato “The Secret Between the Shadow and the Soul” (2019). "Stavamo tutti ascoltando The Windup per l'ultimo disco, e Revis ha detto che avremmo dovuto registrare l’intero repertorio di Belonging, un album così grande da cui prendere spunto. L'idea è piaciuta a tutti, ma poco dopo è arrivata la pandemia. Una volta passata quest’ultima, tutti noi sentivamo ancora che sì, dovevamo farlo". Il quartetto ha affrontato l’esperienza con lo stesso approccio già usato da Marsalis verso i classici di Charles Mingus, del Modern Jazz Quartet, di John Coltrane e di altri: sia privo sia di timore reverenziale nei confronti degli originali che estraneo a stravolgimenti estremi. "Nella composizione di Belonging ho chiaramente ripreso elementi che Jan [Garbarek] aveva suonato nel disco originale", sottolinea Marsalis. "Non ho cercato di rifiutare un'idea quando si è presentata, ma in nessun momento abbiamo pianificato di renderle omaggio consapevolmente. Ascolto sempre l'intero disco, non solo gli assoli di sassofono, e la cosa più impressionante di Belonging per me è il modo in cui tutto torna alla perfezione". A differenza della band di Jarrett, che nel 1974 si riuniva per la prima volta proprio per registrare “Belonging”, e che solo in seguito sarebbe diventata uno dei gruppi simbolo degli anni '70, il quartetto di Marsalis può già rivendicare una lunga storia. Revis è entrato a far parte del gruppo nel 1996, Calderazzo nel 1999 e Faulkner nel 2009, e la loro capacità di ascoltarsi ed interagire non ha eguali. Marsalis sottolinea inoltre il vantaggio concessogli dal tempo rispetto ai musicisti del passato che recupera ed omaggia. "Il più grande vantaggio che abbiamo sono 50 anni di esperienze, che la band di Keith non poteva avere, e la nostra capacità di elaborare quell'esperienza condivisa". Marsalis osserva che "il vero intento di questo gruppo è quello di essere più simile a un ensemble da camera che a un gruppo jazz", e nella sua carriera ha guidato gli ascoltatori verso le proprie inclinazioni musicali senza rinunciare mai al suo approccio personale. "Tutto ciò che il pubblico di qualsiasi musica desidera è una grande melodia e un grande accompagnamento ritmico", spiega. "Non importa dove andrà il nostro viaggio, purché il ballo non si arresti". - (PRIMAPRESS)
Marsalis ammette che era interessato ad altra musica quando Belonging uscì nel 1974. "Ero una matricola al liceo, ascoltavo R&B", ricorda. E aggiunge: "Ignoravo l’esistenza di Belonging". Le cose cambiarono una volta che spostò la sua attenzione sul jazz, anche se inizialmente aveva familiarità soltanto con la musica di Jarrett per pianoforte solo. Questo fino al giorno in cui il pianista Kenny Kirkland lo introdusse all'European Quartet, in cui Jarrett era affiancato dal sassofonista Jan Garbarek, il bassista Palle Danielsson e il batterista Jon Christensen. "Erano gli anni Ottanta, e mentre eravamo seduti in aereo Kenny mi ha messo le cuffie e ha fatto partire “My Song” [l'album di Jarrett del 1978, ndr]. Quando cinque minuti dopo ha cercato di riprendersi le cuffie, gli ho schiaffeggiato la mano, e arrivati alla prima destinazione sono uscito per comprare tutte le incisioni di quel gruppo". La recente riscoperta dell’album del ‘74 è avvenuta quando Marsalis ha deciso di includere il brano "The Windup", quinta traccia di “Belonging”, nel precedente album della sua band, chiamato “The Secret Between the Shadow and the Soul” (2019). "Stavamo tutti ascoltando The Windup per l'ultimo disco, e Revis ha detto che avremmo dovuto registrare l’intero repertorio di Belonging, un album così grande da cui prendere spunto. L'idea è piaciuta a tutti, ma poco dopo è arrivata la pandemia. Una volta passata quest’ultima, tutti noi sentivamo ancora che sì, dovevamo farlo". Il quartetto ha affrontato l’esperienza con lo stesso approccio già usato da Marsalis verso i classici di Charles Mingus, del Modern Jazz Quartet, di John Coltrane e di altri: sia privo sia di timore reverenziale nei confronti degli originali che estraneo a stravolgimenti estremi. "Nella composizione di Belonging ho chiaramente ripreso elementi che Jan [Garbarek] aveva suonato nel disco originale", sottolinea Marsalis. "Non ho cercato di rifiutare un'idea quando si è presentata, ma in nessun momento abbiamo pianificato di renderle omaggio consapevolmente. Ascolto sempre l'intero disco, non solo gli assoli di sassofono, e la cosa più impressionante di Belonging per me è il modo in cui tutto torna alla perfezione". A differenza della band di Jarrett, che nel 1974 si riuniva per la prima volta proprio per registrare “Belonging”, e che solo in seguito sarebbe diventata uno dei gruppi simbolo degli anni '70, il quartetto di Marsalis può già rivendicare una lunga storia. Revis è entrato a far parte del gruppo nel 1996, Calderazzo nel 1999 e Faulkner nel 2009, e la loro capacità di ascoltarsi ed interagire non ha eguali. Marsalis sottolinea inoltre il vantaggio concessogli dal tempo rispetto ai musicisti del passato che recupera ed omaggia. "Il più grande vantaggio che abbiamo sono 50 anni di esperienze, che la band di Keith non poteva avere, e la nostra capacità di elaborare quell'esperienza condivisa". Marsalis osserva che "il vero intento di questo gruppo è quello di essere più simile a un ensemble da camera che a un gruppo jazz", e nella sua carriera ha guidato gli ascoltatori verso le proprie inclinazioni musicali senza rinunciare mai al suo approccio personale. "Tutto ciò che il pubblico di qualsiasi musica desidera è una grande melodia e un grande accompagnamento ritmico", spiega. "Non importa dove andrà il nostro viaggio, purché il ballo non si arresti". - (PRIMAPRESS)