Dati e SSN, la sfida per combattere le pandemie secondo gli esperti di Big Data e Health Management
- di RED-ROM
- in Salute&Benessere
(PRIMAPRESS) - ROMA - Raccogliere dati sanitari per migliorare il SSN e vincere le sfide per le prossime pandemie. E' stato questo il tema del webinar organizzato da The big Data in Health e che ha visto come protagonisti esperti del settore dell'Health Securety Management in italia e della protezione dei dati. La cartella clinica digitale potrebbe diventare una realtà per rafforzare la ricerca sanitaria e agire in modo predittivo sulle future pandemie. Ma che cosa frena queste possibilità nonostante ci siano tutti gli strumenti per farlo? Il conflitto con la privacy dei cittadini? Gli esperti dicono che è un falso problema. E suggeriscono un censimento per analizzare se le prospettive in campo superano i falsi ostacoli.
"Le necessità del cittadino devono emergere" hanno sottolineato Iacopo Cricelli (AD Genomedics), Nicola Gentili, (IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori"), Gianluca Misuraca, (Senior research Fellow al Politecnico di Milano), Rita Pétrina (General manager Health Security Management Italia) Noemi Porrello (Real world evidence data Leader Roche Italia), Roberto Triola (Farmindustria capo area trasformazione digitale) e Luca Bolognini (ICT Legal Consulting).
L’esperienza sul campo in periodo pandemico è stata decisiva perché “questi mesi hanno evidenziato le difficoltà di comunicazione soprattutto in ambito sanitario tra il territorio e l’azienda sanitaria, l’ospedale e la casa del paziente dove si sono svolte alcune delle attività principali di assistenza, cura e tracciabilità” racconta Nicola Gentili, “oltre alla emersione delle mancanze di investimento sulla medicina di territorio e alla comprensione di come l’intero percorso del dato, dalla sua generazione fino al suo utilizzo per varie finalità, sia un elemento necessario per poter lavorare insieme”.
Quale dato? Che formato deve avere per essere lavorato? Come va strutturato per la sua condivisione? Su questo punto, fa chiarezza Noemi Porrello di Roche Italia: “quando parliamo di dati real world evidence ci riferiamo a tutti i dati esclusi quelli utilizzati nelle sperimentazioni cliniche. In ambito sanitario, sono utili ai fini di ottimizzare i percorsi di cura e di conseguenza la programmazione sanitaria. Nel quadro del PNRR, ci attendiamo investimenti finalizzati ad aumentare le competenze necessarie a trattare i dati real world oltre che le infrastrutture tecnologiche necessarie a massimizzare le informazioni”.
Lo conferma Roberto Triola a capo dell’area di trasformazione digitale di Farmindustria. “E’ necessario standardizzare le architetture dei dati, far parlare tra loro i database attraverso protocolli di comunicazione comuni e permettere agli algoritmi di AI di elaborarli. Ad esempio, se avessimo avuto dei database integrati di tutte le radiologie polmonari fatte a gennaio 2020, grazie alla radiomica e alla stessa AI avremmo avuto una ‘sentinella’ dell’insorgere delle polmoniti anomale e quindi della pandemia da Covid-19. Secondo Farmindustria, per realizzare un vero e proprio ecosistema digitale per la sanità serve una strategia condivisa basata su uno spazio nazionale dei dati di salute sulla falsariga dello European Health Data Space, e con infrastrutture di calcolo AI che permettano interoperabilità reale di sistemi e dati provenienti da ogni fonte”Ma senza dimenticare la tutela della privacy e la sicurezza dei dati, come sottolineano Luca Bolognini e Rita Pétrina. “Senza le competenze, è vero, il GDPR si rivela solo un ostacolo. Ma, a ben guardare, questa disciplina lascia ampi margini di manovra. Lascia ampi margini per l’utilizzo, secondario anche, di dati finalizzati alla ricerca scientifica. Sviluppando le competenze sarà dunque possibile valorizzare i dati personali nel rispetto dei diritti e delle libertà delle persone, ma tenendo conto anche degli interessi comuni che possono essere coltivati da una corretta analisi dei dati e da un corretto sfruttamento di queste informazioni”. - (PRIMAPRESS)
"Le necessità del cittadino devono emergere" hanno sottolineato Iacopo Cricelli (AD Genomedics), Nicola Gentili, (IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori"), Gianluca Misuraca, (Senior research Fellow al Politecnico di Milano), Rita Pétrina (General manager Health Security Management Italia) Noemi Porrello (Real world evidence data Leader Roche Italia), Roberto Triola (Farmindustria capo area trasformazione digitale) e Luca Bolognini (ICT Legal Consulting).
L’esperienza sul campo in periodo pandemico è stata decisiva perché “questi mesi hanno evidenziato le difficoltà di comunicazione soprattutto in ambito sanitario tra il territorio e l’azienda sanitaria, l’ospedale e la casa del paziente dove si sono svolte alcune delle attività principali di assistenza, cura e tracciabilità” racconta Nicola Gentili, “oltre alla emersione delle mancanze di investimento sulla medicina di territorio e alla comprensione di come l’intero percorso del dato, dalla sua generazione fino al suo utilizzo per varie finalità, sia un elemento necessario per poter lavorare insieme”.
Quale dato? Che formato deve avere per essere lavorato? Come va strutturato per la sua condivisione? Su questo punto, fa chiarezza Noemi Porrello di Roche Italia: “quando parliamo di dati real world evidence ci riferiamo a tutti i dati esclusi quelli utilizzati nelle sperimentazioni cliniche. In ambito sanitario, sono utili ai fini di ottimizzare i percorsi di cura e di conseguenza la programmazione sanitaria. Nel quadro del PNRR, ci attendiamo investimenti finalizzati ad aumentare le competenze necessarie a trattare i dati real world oltre che le infrastrutture tecnologiche necessarie a massimizzare le informazioni”.
Lo conferma Roberto Triola a capo dell’area di trasformazione digitale di Farmindustria. “E’ necessario standardizzare le architetture dei dati, far parlare tra loro i database attraverso protocolli di comunicazione comuni e permettere agli algoritmi di AI di elaborarli. Ad esempio, se avessimo avuto dei database integrati di tutte le radiologie polmonari fatte a gennaio 2020, grazie alla radiomica e alla stessa AI avremmo avuto una ‘sentinella’ dell’insorgere delle polmoniti anomale e quindi della pandemia da Covid-19. Secondo Farmindustria, per realizzare un vero e proprio ecosistema digitale per la sanità serve una strategia condivisa basata su uno spazio nazionale dei dati di salute sulla falsariga dello European Health Data Space, e con infrastrutture di calcolo AI che permettano interoperabilità reale di sistemi e dati provenienti da ogni fonte”Ma senza dimenticare la tutela della privacy e la sicurezza dei dati, come sottolineano Luca Bolognini e Rita Pétrina. “Senza le competenze, è vero, il GDPR si rivela solo un ostacolo. Ma, a ben guardare, questa disciplina lascia ampi margini di manovra. Lascia ampi margini per l’utilizzo, secondario anche, di dati finalizzati alla ricerca scientifica. Sviluppando le competenze sarà dunque possibile valorizzare i dati personali nel rispetto dei diritti e delle libertà delle persone, ma tenendo conto anche degli interessi comuni che possono essere coltivati da una corretta analisi dei dati e da un corretto sfruttamento di queste informazioni”. - (PRIMAPRESS)